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Un'altra manovra restrittiva

La spending review è un altro colpo alla nuca dell'economia italiana.

La spending review è un altro colpo alla nuca dell'economia italiana. Il governo era partito dall'idea che servivano 4,2 miliardi di euro per non aumentare l'IVA, secondo una improvvida norma voluta da Tremonti. A fronte di una recessione che si aggrava - vedi previsione di decrescita del CSC di -2,4% nel 2012 - e che rischia di trasformarsi in una depressione, il governo del prof. Monti non era e non è tenuto a rispettare una legge che aggrava la recessione. Tutti avrebbero capito. I mercati e la Commissione europea.

Questo è il paese che produce, annualmente, leggi in numero pari a 4-5 volte quelle prodotte dal Parlamento britannico. La gran parte di queste leggi rimane senza copertura amministrativa, ossia, non vengono applicate. Allora lo zelo nel rispettare la clausola voluta da Tremonti nasconde ben altre intenzioni, che ora sono chiare ed esplicite: il taglio della spesa pubblica per potere ridurre in prospettiva le tasse.
Di per sé, l'obiettivo appare ragionevole se non fosse che la spesa primaria in Italia sia più bassa di quella tedesca; se non fosse che i problemi del risanamento dei conti pubblici siano ben lungi dall'essere risolti e richiedano non una riduzione, ma quanto meno una parità della pressione tributaria.

I tagli, dice il governo, sono strutturali e sono quantificati in 4,5 miliardi per il 2012; 10,5 per il 2013 e 10,5 per il 2014. Come Tremonti anche Monti si sta esercitando a svuotare di contenuto la legge finanziaria, mettendosi sotto i piedi le procedure di bilancio, abusando della decretazione d'urgenza. Ma al di là dell'aspetto procedurale, vengo agli aspetti di politica economica e finanziaria.
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