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Cronache tedesche

Là dove non si parla che di Europa.

Come si nota, nell’esperienza giuridica tedesca il prelievo sul capitale non è ordinario, come è invece in Francia.

È invece, in tutto e per tutto, un fatto straordinario, legato alla guerra, che si applica a un patrimonio calcolato una volta sola nel momento iniziale e con una rateizzazione del tributo nei 30-50 anni successivi. La ratio è che la ricostruzione e la forte crescita tipiche delle fasi postbelliche rendono progressivamente irrilevante il prelievo.

La proposta del Diw, basata sull’esperienza tedesca, è di un prestito forzoso pari al 10 per cento del patrimonio, da ripagare successivamente attraverso i progressi nel risanamento fiscale o da trasformare retroattivamente, ove questi progressi non ci fossero, in una patrimoniale tout court. Il Diw fa finta di fare questa proposta anche alla Germania, che per ora ha risposto con un coro di No, grazie. Lo Zew, istituto concorrente, ha accusato il Diw di fare scempio dello stato di diritto. Più interessante la reazione del ministero delle finanze. Proposta incostituzionale e irricevibile per noi, ha detto, ma eccellente per gli altri paesi.

Tornando all’attualità, gli sviluppi europei negli ultimi giorni sono nel complesso abbastanza positivi. Ormai abbiamo imparato che i vertici producono risultati abbozzati e che nei giorni successivi si alza in tutta Europa una cacofonia di rancori e di interpretazioni discordanti a uso e consumo del mercato politico interno dei singoli paesi. Quella che conta è la terza fase, quella dell’implementazione.

Il vertice, ormai è chiaro, ha separato i problemi delle banche da quelli degli stati. I soldi per le banche spagnole arriveranno in tempo utile e non peseranno, come per qualche momento si era di nuovo temuto, sui conti pubblici della Spagna. L’unione bancaria, molto complessa, si farà in tempi ragionevoli.

La Spagna, molto aiutata, si aiuterà da sola con un pacchetto da 65 miliardi di tagli (e qualche tassa) e avrà in cambio dodici mesi in più per scendere sotto il 3 per cento di disavanzo. Il profilo di rientro, il 2 per cento all’anno, è quello consigliato dall’esperienza e dalla letteratura economica. Alla fine tutto è diventato più ragionevole, sostenibile ed equilibrato.

Dalla separazione tra banche e conti pubblici nazionali trarrà particolare beneficio l’Irlanda, che nei piani di Bruxelles sarà il primo paese a uscire dalla terapia intensiva. Fino a oggi la crisi europea non ha fatto altro che aggravarsi e riuscire a dichiarare guarito un paese, per quanto piccolo come l’Irlanda, avrebbe un notevole valore psicologico.

Le soluzioni per l’Italia restano avvolte nel mistero, ma l’insistenza di Schauble per un uso flessibile dell’Esm è incoraggiante. Nell’interpretazione più aggressiva (e forse pericolosamente autoillusoria) l’Esm garantirebbe una certa quantità di eventuali perdite della Bce nell’acquisto di Btp. In teoria (molto in teoria), per non avere perdite la Bce potrebbe acquistare infiniti Btp. Non sarà così, ma potrà forse diventarlo in caso di crisi drammatica se anche noi, come la Spagna, faremo a nostra volta la nostra parte.

Strano a dirsi, ma negli ultimi giorni è stato il flusso di notizie positive dall’Europa a bilanciare i dati deludenti (ora anche corporate) dall’America e non viceversa. Nel breve questo penalizza i mercati (Wall Street debole fa scendere tutte le piazze) ma strutturalmente l’inversione va salutata con favore.

L’Europa è da tempo una mina vagante che rischia di implodere. L’America è un paese a crescita debole che ogni tanto ci illude di essere meglio di quello che è. Un po’ di mal di pancia americano in più è in fondo poca cosa di fronte a un’eventuale riduzione della potenza devastante della mina europea.

Forse durerà poco, ma in questa fase, piuttosto che rincorrere una borsa americana non molto a buon mercato e con gli utili in affanno, i più arditi potrebbero comprare azioni europee e governativi mediterranei (e celtici).
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