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2022 d.C.

Cronache dal futuro prossimo.

Ci sono naturalmente governi pasticcioni e poco astuti che fanno entrare i tre cavalieri tutti insieme. L’Argentina provò a tassare molto nel 2001, fece male i calcoli e si ritrovò a svalutare e fallire. In questi casi, però, il governo cade. Un governo che volesse sopravvivere sceglierebbe subito se svalutare, tassare o fallire. (Invece di tassare, naturalmente, si potrebbero tagliare energicamente le spese).

Il default non va confuso con il ripudio totale del debito. Lenin ripudiò il debito zarista, ma perfino in quel caso i nipoti dei compratori di obbligazioni emesse prima del 1917 ebbero da Eltsin, negli anni Novanta, un piccolo rimborso.

Escludendo guerre catastrofiche, rivoluzioni e situazioni disperate e malgestite alla greca, il default è in realtà un haircut, un bel taglio di capelli al valore nominale o all’interesse che l’obbligazionista contava di vedersi pagato.
La differenza tra i 165 euro del Btp e i 112 del Bund copre un taglio di capelli del 32 per cento. Al momento il più cupo e infelice dei pessimisti, Nouriel Roubini, si spinge a dire che, nel caso peggiore, all’Italia toccherà un haircut del 30 per cento.

In conclusione, reso un doveroso omaggio all’idea che non bisogna mai porre limiti al peggio, per il peggio concepibile in questo momento il differenziale tra rendimenti italiani e tedeschi offre una robusta protezione al compratore di Btp.

Non va d’altra parte escluso che fra dieci anni ci sia ancora l’Italia, ci sia ancora l’euro e ci sia ancora la prima nel secondo.

Detta in un altro modo, i compratori mediterranei di Bund sono convinti di preservare il capitale e di avere in tasca un biglietto della lotteria che li farà vincere (in lire) il giorno in cui Italia e Germania prenderanno due strade diverse. A noi pare, però, ancora più probabile che sarà il compratore di Btp a preservare il suo capitale e ad avere in tasca un biglietto della lotteria che gli farà vincere preziosi euro se Italia e Germania rimarranno sotto lo stesso tetto.

Per inciso, il surplus delle partite correnti tedesce e il deficit italiano si stanno entrambi gradualmente riducendo. In pratica, giorno dopo giorno, la Germania ha sempre meno spinta a rivalutare e l’Italia ha sempre meno spinta a svalutare. Le diete sono sgradevoli e arriva sempre il momento in cui non se ne può più. In genere è il momento in cui cominciano a funzionare sul serio.
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