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All'ombra del bazooka

Il momento è arrivato e la Merkel l’ha gestito nel migliore dei modi. Sottoposta alle pressioni di Stati Uniti, Fondo Monetario, Bce, Francia, Italia e Spagna da una parte e a quelle di un’opinione pubblica interna sempre più ostile a un euro costoso per il contribuente, la cancelliera per mesi e mesi ha portato a casa impegni all’austerità da parte di tutta Eurolandia nonché l’approvazione da parte del Bundestag (e quella, praticamente certa, della Corte costituzionale) dell’Esm e poi, all’ultimo momento, ha concesso graziosamente e con noncuranza una cosa potenzialmente enorme come l’intervento della Bce a sostegno del debito mediterraneo. Lo ha fatto mentre la Germania intera, il paese in cui le vacanze d’agosto sono ancora più sacre che in Italia, riposa tranquilla sulle rive del Baltico, in Croazia, sulle Alpi e nelle isole dell’Europa debitrice. Lo ha fatto stando lei stessa in vacanza in Val Venosta, rilassata e sdrammatizzante, come si conviene a decisioni di ordinaria amministrazione che non richiedono la presenza in cancelleria con la luce accesa fino a notte fonda.

A parte Weidmann, che la Merkel ha messo in Bce per coprirsi sul lato destro, nessuno, dicasi nessuno, ha criticato in Germania il via libera a Draghi. I tradizionali fautori della linea dura (i liberali, la Csu, la Frankfurter Allgemeine Zeitung) hanno sollevato un pesante fuoco di copertura su questioni europee di natura politica e fiscale (non un euro in più alla Grecia, nessuna modifica dell’Esm, niente eurobond), ma sono stati silenziosissimi sull’elefante monetario montato da Draghi che era nel frattempo entrato in salotto e iniziava a rovistare con la proboscide nella cristalleria.

Il governo ha taciuto per qualche giorno, poi ha detto qualche mezza frase, poi ha sottolineato che l’elefante è indipendente e sacro. Weidmann stesso ha manifestato più perplessità che totale opposizione, mentre l’altro tedesco nominato dalla Merkel in Bce, Asmussen, ha votato con Draghi.

Con tutta l’ammirazione per la capacità tattica di Draghi, che ha giocato al meglio le sue carte, quello che vogliamo dire è che una decisione che viene fatta passare per monetaria e tecnica, la disponibilità all’acquisto di titoli, è non solo squisitamente politica, come è abbastanza ovvio, ma è stata presa a Berlino dalla politica, non a Francoforte dalla Bce. Questo la rende nel breve particolarmente robusta e convincente, ma la espone in prospettiva a qualche rischio.
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