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All'ombra del bazooka

In Europa è improbabile che si sia messa in moto la macchina imponente della Bce senza l’impegno spagnolo a bussare alla porta dell’Esfs-Esm nel futuro prossimo. La convocazione straordinaria di un Eurogruppo per il 3 settembre fa pensare che già in quella sede potrebbe essere presentata la richiesta spagnola. Se così fosse, la pratica per il finanziamento sarebbe molto rapida e il memorandum d’intesa non comporterebbe per Madrid impegni aggiuntivi, ma solo una conferma di quanto già concordato.

Quanto alla Fed, il Qe3 che verrà probabilmente presentato (anche se non formalmente deciso) a Jackson Hole a fine mese conterrà verosimilmente qualche novità piacevole per i mercati e li manterrà tonici nella delicata fase preelettorale. Basterà, per fare sognare le borse, l’annuncio di un Qe aperto, ovvero indeterminato nella quantità e nella durata e in funzione fino al raggiungimento di qualche obiettivo di inflazione, di occupazione o di crescita.

Prendere atto delle novità positive è stato e continuerà fino a un certo punto a essere giusto, ma non bisogna dimenticare che i problemi del mondo sviluppato (e, per alcuni aspetti, anche degli emergenti) sono strutturali. La riduzione dello stock di debito richiederà molti anni anche in presenza di una monetizzazione che alla fine risulterà essere piuttosto aggressiva.

Non ci saranno solo problemi strutturali, ma anche questioni di policy che si proporranno fra non molto. In America il fiscal cliff si avvicina. Quanto all’Europa, le questioni concrete che si porranno torneranno prima o poi a fornire argomenti agli scettici. Gli acquisti di titoli da parte della Bce non potranno andare avanti molto a lungo senza che qualcuno in Germania si innervosisca e ne chieda la sospensione. Gli acquisti concentrati sul breve indurranno poi Italia e Spagna a emettere poco sul lungo e questo renderà più fragile e instabile il loro debito. L’avvicinarsi delle elezioni farà crescere in Germania la tentazione di dire e fare di nuovo qualcosa di ostile ai grandi debitori.

Per qualche tempo ancora, comunque, godiamo della tregua e andiamo dietro al riposizionamento generale comprando senza fare follie le borse europee e il debito mediterraneo. L’euro convince meno, anche se in questo nuovo contesto potrà ancora recuperare qualcosa. L’oro, da dieci mesi in fase di consolidamento, potrebbe tornare a dare cenni di vitalità. Il salto di qualità delle politiche monetarie e l’avvicinarsi della fine dell’anno, tradizionalmente favorevole, potrebbero restituirgli almeno parte del lustro perduto.
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