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Game addiction: videogiochi e Mercati

Videogiochi e Mercati usano le stesse regole: si può vincere tutti.

Videogiochi e Mercati usano le stesse regole: si può vincere tutti contemporaneamente. Ma, come alla roulette, se il Banco salta ci rimettono i giocatori: fiches senza valore.

Una volta c'erano i giochi, oggi i videogiochi. Una volta dominava la politica, oggi i Mercati. Relazioni univoche, tra videogiochi e Mercati: entrambi rappresentano realtà virtuali, in cui tutti possono vincere contemporaneamente.

Una volta ci si divertiva da soli, in due o in gruppo, e del gioco tutti conoscevano le regole: dal solitario alla briscola, dagli scacchi al poker. Un gioco tra pari: per vincere è necessaria una buona dose di abilità, di memoria, di intesa con il compagno. Un gioco a somma zero, in cui alcuni guadagnano mentre altri perdono. C'è un'eccezione al gioco tra pari: quella in cui un Banco incassa da tutti coloro che perdono e paga ai vincitori. Può farlo perché ha una capacità di resistenza alle perdite superiore a quella di tutti i giocatori seduti in quel momento al tavolo, determinata dalle risorse accumulate in passato, ma soprattutto dalla possibilità di giocare solo con le fiches che emette, la sua moneta virtuale. Solo quando ci si alza dal tavolo e si va alla cassa a farsele cambiare, è possibile sapere se il Banco ha pagato troppe vincite.

Un po' alla volta, ai giochi sono subentrati i videogiochi ed al Banco della roulette i Mercati. All'inizio fu l'innocente replica del tennis, sul Commodore 64, in cui un puntino luminoso sullo schermo a fosfori verdi si muoveva rimbalzando, a mo' di pallina, tra due cursori che fungevano da racchette: l'unica variabile era la velocità di movimento dei cursori e del puntino luminoso. Era il primo videogioco, che mimava la realtà. Nel corso degli anni la tecnologia ha fatto passi da gigante mentre le dimensioni degli apparati elettronici si sono fatte lillipuziane: oggi tutto è divenuto potenzialmente virtuale, dai consensi, registrati con il "mi piace!", ai profili personali di chi si registra: una, nessuna o centomila identità. La ricchezza ha seguito la stessa traiettoria: si è dematerializzata, ed il suo valore è virtuale, scritto su un listino. Ogni giorno che passa varia, perché le azioni, le quote nei Fondi, i futures, i derivati hanno un valore sempre diverso: sono tanti videogames. Il valore della ricchezza diviene virtuale, come lo è la misura dell'abilità determinata dal punteggio accumulato con i videogiochi.

Ed i Mercati sono una combinazione tra le regole dei videogiochi e l'asimmetria del Banco della roulette: può capitare di vincere tutti insieme per lunghi periodi, ed i Mercati premiano tutti, ma in mano abbiamo solo le sue fiches. Anche ai videogiochi possiamo accumulare tutti il massimo punteggio: è impossibile fare lo stesso giocando a poker, a scacchi, o a rubamazzo. Videogiochi e Mercati globali sono figli delle medesime teste, fatti per abituarci alle medesime assurdità.

La politica si è trasformata di conseguenza: il consenso va a coloro che sono in grado di affrontare i Mercati, di approvare leggi che riscuotano il loro consenso. I leader, in Grecia come in Spagna, sono scelti sulla base della loro credibilità di fronte ai mercati. In Italia ne abbiamo avuto la prova più eclatante: un Governo in carica è stato dimissionato dai mercati ed uno nuovo è subentrato perché era l'unica maniera per potersi salvare dal baratro: i mercati avevano decretato il fallimento dell'Italia perché il leader eletto non rappresentava a sufficienza le loro esigenze.

Si cercano nuovi leader politici: giocatori da mettere a sedere al tavolo dei Mercati, il videogioco della roulette globale. Il Banco è già saltato, abbiamo pagato ma dobbiamo continuare a giocare.
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