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Limbo

Il luogo della felicità naturale
Il Limbus infantium, il limbo dei bambini morti prima di essere battezzati, è stato oggetto di costante riflessione nella storia del cristianesimo. Fino ad Agostino prevale l’idea che vi si possa godere una felicità naturale, contrapposta a quella soprannaturale del paradiso. Agostino, però, inasprisce i toni. Si trova di fronte Pelagio, l’irlandese buonista che minimizza il peccato originale e sostiene che i virtuosi e gli innocenti andranno in paradiso anche senza essere battezzati. Pelagio è molto amato nei salotti romani pagani e cristiani, ancora impregnati di stoicismo. Agostino, nel furore della sua dura polemica antipelagiana, arriva a sostenere che i bambini del limbo attenderanno la Seconda Venuta tra le fiamme, sia pure miti e praticamente impercettibili.

Dall’XI secolo la visione del limbo viene di nuovo progressivamente addolcita e, con la Controriforma, il gesuita Suarez, in polemica con i calvinisti che avevano assunto una posizione ancora più severa di quella di Agostino, torna alla teoria della felicità naturale. Oggi il limbo è considerato solo un’ipotesi teologica e non è nemmeno menzionato nel catechismo ufficiale. Il sottinteso è che i bambini possono accedere direttamente alla felicità soprannaturale.

Che limbo è quello in cui i mercati vivono da tre settimane? E’ uno stato di felicità naturale in cui nulla si muove e si gode nel frattempo di tranquille cedole e piacevoli dividendi? E’ l’anticamera fiduciosa di una felicità superiore, quella di un nuovo grande rialzo? E’ il luogo dell’illusione, in attesa che le fiamme tornino a levarsi? E’ il risultato di un equilibrio casuale e precario? O è un non luogo in cui non ci sono più nemmeno speranze o paure perché non ci sono più emozioni e c’è solo anestesia, analgesia e amnesia?

L’elemento psicologicamente predominante, al momento, è quello del riposo. Tormentati dalla traversata infinita di un deserto assassino, martoriati e piagati dalla Grecia, dalla Spagna e dall’Italia, al bivio tra le due piste carovaniere, quella dell’orrore senza fine dell’euro che si trascina e quella della fine con orrore dell’euro che implode, i mercati si ritrovano improvvisamente l’erba verdeggiante sotto i piedi, l’ombra delle palme sulla testa e il suono delle fontane zampillanti nelle orecchie. Non sanno ancora se sono arrivati solo in una piccola oasi in mezzo al nulla o nella grande Canaan promessa. Avranno tempo per verificarlo, questo è il momento del riposo.
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