Facebook Pixel
Milano 18-apr
0 0,00%
Nasdaq 18-apr
17.394,31 -0,57%
Dow Jones 18-apr
37.775,38 +0,06%
Londra 18-apr
7.877,05 +0,37%
Francoforte 18-apr
17.837,4 +0,38%

Limbo

La quinta mina è la crescita. Per adesso si vive della rendita derivante dalle basse aspettative dei mesi scorsi. Si attendeva il peggio e ora il 2 americano, lo zero europeo e il punto di domanda cinese sembrano chissà cosa. Lentamente, tuttavia, le aspettative aumentano e con loro cresce il potenziale per una delusione.

La sesta mina è l’attacco all’Iran. Se Israele parte dall’ipotesi di una rielezione di Obama, cresce la convenienza di un attacco prima delle elezioni. Obama preelettorale, con un occhio al voto degli ebrei della Florida, sarebbe più imbarazzato a prendere troppo le distanze da Gerusalemme di un Obama confermato. Sappiamo che l’eventuale attacco sarebbe accompagnato da un imponente rilascio di riserve strategiche di petrolio in tutto il mondo (Obama deve tenere d’occhio anche il prezzo della benzina), ma il potenziale per la volatilità rimane elevato.

La settima mina è il fiscal cliff. Qui, dopo le elezioni, può succedere di tutto, da un accordo in 24 ore a un braccio di ferro prolungato e molto teatrale. C’è poi una terza ipotesi, quella di un rinvio di tre-sei mesi. Poiché è in gioco niente meno che una recessione americana (e quindi globale) nel 2013, questa è una mina molto grossa. Il mercato si è fatto le ossa nell’agosto del 2011 e ha visto che anche gli scontri più aspri si risolvono in un compromesso, ma non c’è da illudersi che starà a guardare con molto distacco.

Sette mine, quindi. Ogni volta che si riuscirà a evitarne una (sempre che la si eviti) il mercato festeggerà sobriamente, perché dovrà subito pensare a quella successiva. Ogni mina evitata, tuttavia, rafforzerà strutturalmente, e di molto, il mercato stesso. Prese una per una, inoltre, le mine hanno una buona possibiltà di essere evitate. Questo sistema di pesi e contrappesi, insomma, non riuscirà certo a impedire l’uscita dall’attuale stato di nirvana, ma potrebbe rendere la volatilità che si profila meno esasperata.

Si consiglia ai deboli di cuore di uscire adesso, almeno in parte, dai grandi rischi di ogni genere per ripresentarsi in scena a gennaio. Chi ha cuore e stomaco a posto e non è a leva può legittimamente aspirare al prudente ulteriore rialzo che si verificherà se le prime mine di settembre verranno evitate.

Se tutto andrà bene, i maggiori beneficiari saranno i paria europei. Un portafoglio ragionevole potrebbe essere composto da una base di corporate bond di varia qualità (di cui metà in dollari), da qualche Treasury lungo da comprare su ribasso (a ogni mina evitata, come polizza di assicurazione per le mine successive), da qualche petrolifero americano e da un 20-25 per cento di paria europei, metà azioni e metà bond a 5-10 anni.
Condividi
"
Altri Top Mind
```