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Millennium

Il bull market dei bond non è secolare, è millenario.

Fino ad oggi la repressione finanziaria è sembrata piacevole agli obbligazionisti. I rendimenti decrescenti sono stati più che compensati dai guadagni in conto capitale. Questi guadagni, per esserci, richiedono però che ci si esponga a obbligazioni a duration elevata. Chi sta su scadenze brevi o brevissime su governativi di qualità è ormai da tempo incatenato a rendimenti vicini o inferiori a zero e non può aspirare a capital gain di sorta.

Esporsi a duration elevate è ovviamente rischioso, ma la nostra impressione è che il paradiso dei capital gain dell’ultimo mezzo millennio non si trasformerà da un momento all’altro in un inferno di capital loss, bensì in un lungo, forse lunghissimo purgatorio di tassi stabilmente molto bassi (tassati peraltro in misura crescente).

Le misure preannunciate per le prossime settimane da Fed e Bce accentueranno la repressione finanziaria anche se, nel breve termine, regaleranno qualche ultimo sprazzo di capital gain ai possessori di titoli lunghi. Il vero beneficio, tuttavia, andrà ai detentori di beni reali e agli obbligazionisti della periferia europea. Per i detentori di Treasuries e Bund lunghi ci saranno solo briciole, e forse nemmeno quelle.

Le borse, però, sono già salite molto e hanno sfidato dati macro che sembrano di nuovo volgere verso la stagnazione. Certo, si possono fare discorsi generali proazionario. Le borse sembrano care, ma se le paragoniamo ai bond sono estremamente a buon mercato. L’America, come scrive Roger Altman, ha banche risanate, energia piena di promesse e un immobiliare che può solo riprendersi, per cui nei prossimi anni (consolidamento fiscale a parte) godrà di venti favorevoli. L’Asia non è più anticipatrice di ciclo e anzi sembra tornata a dipendere dall’America, ma le quotazioni sono compresse e presto o tardi torneranno a risalire. L’Europa è ancora sottovalutata e se solo riuscirà a stabilizzarsi ha ancora strada da percorrere.

Se però ci si volge al ciclo, non ci sono molti motivi per rallegrarsi. L’Asia rallenta, l’Europa è a zero e l’America, su cui si erano alzate le aspettative, è tornata a deludere.
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