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Mephisto

Lutero, Goethe, Weidmann, il diavolo e il denaro
Con toni da Occupy Wall Street, Lutero conduce una campagna durissima, tra il 1522 e il 1524, contro i banchieri Fugger. Vorrebbero il mondo affamato e in rovina, afferma, pur di arricchirsi e avere tutti ai loro piedi come schiavi. Il denaro, del resto, è per Lutero lo sterco del diavolo.

Due secoli e mezzo più tardi Goethe, ammiratore di Adam Smith e circondato da amici banchieri, dà un’interpretazione profondamente diversa del rapporto tra il diavolo e il denaro. Per Lutero il diavolo crea tutto il denaro, per Goethe crea solo il denaro cattivo, quello di carta.

Ich schaffe, was ihr wollt, und schaffe mehr. Ne farò quanto volete, e anche di più. All’imperatore e a tutti gli uomini del regno, accomunati dal non avere mai abbastanza soldi, il Mefistofele del Faust propone la geniale intuizione del denaro di carta. Tra i mormorii eccitati dei cortigiani il diavolo spiega che non occorre garantire il nuovo denaro con l’oro già estratto. Se qualcuno chiederà garanzie gli si indicherà la terra e gli si dirà di scavare. Ci sono tesori infiniti, sottoterra.

Chi capita in questi giorni a Francoforte, città ricca e colta, può visitare una serie di mostre dedicate come tutti gli anni a Goethe, che qui nacque e visse prima di andare a studiare legge a Lipsia. Il tema di quest’anno è il rapporto tra Goethe e il denaro. Il Museo del Denaro della Bundesbank ha allestito un’esposizione di monete e banconote su cui Goethe è raffigurato.

Jens Weidmann, il dissidente solitario della Bce, ha inaugurato la mostra con un breve discorso. Ha richiamato il primo atto del Faust e ricordato che Goethe fa finire molto male, in inflazione e rovina, l’avventura monetaria suggerita da Mephisto.
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