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Non c’è svolta nella legge di stabilità

Alcune anticipazioni dei contenuti della legge di stabilità.

Una volta c’era il DPEF (il documento di programmazione economica e finanziaria) che veniva approvato prima delle vacanze estive. Il DPEF cercava di determinare il quadro complessivo degli obiettivi e degli strumenti (e risorse) disponibili. Sotto l’ombrellone in agosto uomini politici, economisti e osservatori facevano analisi e riflessioni sui contenuti della politica economica e finanziaria da comprendere nella legge finanziaria – ora legge di stabilità. La legge finanziaria doveva essere presentata entro il mese di settembre. Per la legge di stabilità il termine è ora il 15 ottobre.

Dopo le modifiche introdotte da Tremonti alla riforma delle procedure di bilancio introdotta dal governo Prodi (2006-08), si sono cambiati i nomi dei documenti di bilancio e, soprattutto si sono svuotati di contenuto molti documenti fondamentali per capire gli andamenti della economia e dei conti pubblici. La Relazione generale sulla situazione economica del paese è ora sostituita dal Documento di economia e finanza che, in un centinaio di pagine, riassume il consuntivo dell’ultimo anno e le previsioni per quello in corso. Poi, anche su richiesta della UE, si produce il piano nazionale delle riforme che viene elaborato nelle ovattate stanze del MEF e attira poca attenzione da parte del Parlamento. Il DEF viene aggiornato a settembre e, quindi, si passa all’elaborazione della legge di stabilità. Nel frattempo a livello europeo si è introdotto il coordinamento delle politiche di bilancio che avrebbe dovuto comportare una certa anticipazione della sessione di bilancio. Il governo italiano in realtà ha posticipato il termine di presentazione del ddl come detto al 15 ottobre.

In fatto dal 2008 in poi, in nome dell’esigenza di “mettere in sicurezza” i conti pubblici, Tremonti per tre anni consecutivi ha anticipato a luglio le manovre di consolidamento dei conti attraverso appositi decreti legge su cui ha posto alla fine il voto di fiducia. Lo stesso ha fatto quest’anno il governo Monti con la manovra c.d. della spending review. Tra il 2011 e la prima metà del 2012 sono state fatte 5-6 manovre restrittive a seconda che si includano o meno i due decreti sviluppo del MEF Tremonti. Anche il governo Monti è al secondo DL sviluppo ma come il precedente senza nuove risorse aggiuntive. Tutte queste manovre sono state approvate fuori dalla sessione di bilancio. Ormai non c’è alcun rispetto delle procedure di bilancio e questo è molto grave perché i documenti di bilancio sono documenti fondamentali che dovrebbero mettere in equilibrio ex ante domanda e offerta aggregate ed essere attentamente valutati dalle Commissioni parlamentari e dall’opinione pubblica attraverso la pubblicità associata al dibattito parlamentare.

In questi mesi si discute in maniera tediosa dell’Agenda Monti, ossia, del come assicurare la continuità della linea di politica economica del governo, con o senza Monti, dopo le prossime elezioni politiche. Nel mondo, nel paese e nel PD ci sono linee alternative che vorrebbero spingere per la crescita. Lo stesso governo dalla primavera scorsa non fa che parlare di crescita e sviluppolimitandosi ad auspici ed esortazioni degli altri perché si adoperino conformemente. Si evoca la crescita e la riduzione della disoccupazione giovanile. Si è fatta la legge per la certificazione dei debiti della PA nei confronti dei fornitori, ma dopo 5 mesi non è stato effettuato un solo pagamento.

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