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Non c’è svolta nella legge di stabilità

Alcune anticipazioni dei contenuti della legge di stabilità.

Nel secondo decreto sviluppo ci sono diverse misure anche interessanti che riguardano vari aspetti della gestione amministrativa di documenti e di semplificazione delle procedure, ma nessuno dei provvedimenti che dovrebbero sostenere la crescita del PIL e dell’occupazione trova un aggancio in maggiori risorse da mettere nella legge di stabilità. E questo mentre le previsioni del FMI e di altri organismi di ricerca descrivono scenari di recessione che si protraggono per tutto il 2013.

Il Presidente di Confindustria Squinzi ha dichiarato che lui sottoscriverebbe una previsione di ripresa a partire dal 2015 e che il secondo decreto sviluppo del ministro Passera è solo un aperitivo. Dopo un silenzio assordante circa i contenuti della legge di stabilità, in questi ultimi giorni, il governo intervenendo nel dibattito e nelle audizioni che si sono sviluppati attorno alla Nota di aggiornamento del DEF ha fatto capire quali sono i probabili contenuti del legge di stabilità.

Attuazione della delega fiscale con la riduzione delle agevolazioni fiscali anche alle famiglie per 1,5 miliardi. Ulteriori misure di tagli della spesa per 6,5 miliardi che dovrebbero evitare l’aumento delle aliquote dell’IVA a luglio 2013. Misure c.d. esigenziali per due miliardi circa che finanzino le spese straordinarie per le aree terremotate. Per un totale di 9,5-10 miliardi. E la crescita? Niente per la crescita e per combattere la disoccupazione. Come previsto da alcuni, le litanie del governo erano e sono solo auspici ed esortazioni. Al momento non c’è alcuna attenuazione della linea di austerità che ci ha portato al disastro. Non ci sono risorse aggiuntive per il rilancio degli investimenti pubblici né per ipotetiche riduzioni della pressione fiscale. Indebitarsi è colpevole anche quando si devono fronteggiare delle calamità naturali?

Il fallimento della politica del governo Monti, da ultimo è stata certificata dal Rapporto trimestrale della commissione UE che registra in Italia un crollo della produttività ed un clima sociale sempre più teso. L’Italia ha avuto la caduta più grande dell’Indice sociale globale passando da -1,1 del 2011 a meno 3,1 del 2012. Nella graduatoria l’Italia è passata dal 13° al 23° posto. Nello scorso luglio la disoccupazione UE era pari a 25,3 milioni, in Italia a 2,7 milioni. Il ciclo economico è imbrigliato da un calo della domanda che le esportazioni compensano solo in parte. La disoccupazione è al 10,7% e la previsione è che nel 2013 passerà al di sopra dell’11%.

Il prof. Monti è un uomo tutto di un pezzo; è coerente e non cambia linea per nessun motivo. I partiti che lo sostengono e che, tra pochi mesi, dovranno presentarsi alle elezioni farebbero bene a tenere presenti questi dati. Un anno fa, secondo la propaganda governativa, eravamo sull’orlo del burrone. Un anno dopo ci siamo dentro e il governo non fa niente per aiutare la gente a uscirne. Come dice Donald Sassoon (2012): “Come altro si può tollerare il male, se non dicendo che qualcosa di peggio sarebbe accaduto?”. Checché ne dica il prof. Monti, continueremo a sprofondare nel burrone.

Chi come me, aspettava che si definissero i contorni della legge di stabilità per capire se si delineava, non dico una inversione di tendenza, ma un tentativo di conciliazione tra le esigenze di risanamento dei conti e quelle ancora più importanti della crescita e dello sviluppo dell’occupazione, è e rimane profondamente amareggiato e critico di una linea di politica economica senza speranza se la maggioranza che sostiene il governo non riesce a modificarla in Parlamento.

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