Il M5S diffida giustamente dei talk-show televisivi ed invita i suoi candidati e gli eletti a non parteciparvi: non è una questione né di vanità personale ferita, né di libertà di manifestazone del pensiero che verrebbe conculcata, ma una precisa scelta di comunicazione politica che deriva dalla profonda conoscenza dei trucchi e dei trabocchetti che si celano dietro l'uso di questo strumento.
Se c'è un argomento cruciale nelle campagne elettorali, è l'uso dei mezzi di comunicazione di massa. Finita l'epoca dei comizi di piazza e delle affissioni murali, tutto si gioca da tempo sulla presenza televisiva e di recente sui social network. Il confronto televisivo tra i candidati richiede la definizione di regole chiare: inquadrature, domande, tempi, facoltà di interruzione. Gli ultimi dibattiti televisivi di rilievo, ad esempio in Francia tra il candidato Hollande ed il Presidente in carica Sarkozy, così come quelli recentissimi negli Usa tra lo sfidante Romney ed il Presidente Obama sono stati molto rilevanti nell'andamento dei sondaggi.
Il talk-show, per sua natura, è uno spettacolo di intrattenimento, che si fonda apparentemente su tre soli ingredienti: il conduttore, gli ospiti e l'argomento. In realtà c'è un asso nascosto: il gioco della regia video e dell'audio. Non è solo da tener d'occhio il comportamento del conduttore, che pure deve essere imparziale, ma quello di chi riesce ad oscurare, enfatizzare ed orientare direttamente il consenso degli spettatori agendo sull'inquadratura e sulle voci. Lasciar parlare un ospite sullo sfondo, senza regalargli il primo piano, ne sminuisce la presenza; soffermarsi su dettagli comportamentali ineleganti, come toccarsi il naso oppure aggiustarsi la cravatta, ne compromette immediatamente la statura. Se si vuol accreditare un ospite basta staccare l'immagine quando parla, lasciare che la sua voce prosegua ed inquadrare in primo piano tra il pubblico qualcuno che annuisca compiaciuto. Per screditarlo basta dare contemporaneamente l'audio a chiunque commenti negativamente e far sovrapporre le parole, in maniera tale che si crei disordine e confusione. Rovinare il prestigio di un ospite è un gioco da ragazzi: basta creargli intorno l'effetto pollaio.
Il M5S si accredita per essere profondamente nuovo e diverso: il sottrarsi al gioco del talk-show televisivo è una scelta precisa dal punto di vista politico, che ne accentua le caratteristiche di alterità rispetto al resto dei partiti. La televisione infatti omologa, appiattisce, amalgama. Accreditarsi senza mostrarsi, accogliere il consenso e non andarlo a cercare: la voglia di cambiare scorre da sola per gravità, su un piano inclinato, come l'acqua che va al mare.