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Libertas Decembri

Dai Saturnalia ai rally di fine anno.

Il disco in argento del Sol Invictus. III secolo. Anatolia.L’Occidente secolarizzato e neopagano fonde il Natale con il Capodanno e riprende in parte lo spirito dei Saturnalia. Gli aspetti più ludici vengono rimandati al carnevale, una festa antica di origine babilonese, ma resta una strana frenesia che aiuta a mettere tra parentesi i problemi di tutti i giorni. La libertas decembri diventa il non volere pensare alle cose spiacevoli.

I mercati finanziari entrano in pieno in questo stato fin dalla metà di novembre. Le brutte notizie vengono rifiutate o minimizzate, le buone sono enfatizzate. Non si vogliono problemi, la testa corre ai regali, ai Christmas party, alla prenotazione delle vacanze, agli auguri. In questo contesto gli economisti e gli strategist pubblicano le loro previsioni per l’anno che verrà, con l’immancabile 10-15 per cento di aumento dei corsi azionari e il secondo semestre che sarà invariabilmente meglio del primo.

Il rialzo di fine anno fa comodo ai gestori, ma non bisogna pensare a strane cospirazioni di grandi banche che spostano i mercati. Molto più semplicemente tutti smettono di vendere. Chi vuole realizzare plusvalenze per ragioni fiscali (una pratica diffusissima quest’anno in America in vista del fiscal cliff) lo fa a fine novembre e nei primi giorni di dicembre e poi se ne va e lascia il campo ai compratori. Non occorre che gli acquisti siano massicci, è sufficiente che siano più delle vendite. La conseguente salita dei mercati viene poi razionalizzata e diventa a sua volta una conferma delle buone prospettive del mondo che verrà. Chi non è convinto si adegua e rinvia le vendite. Sa che, aspettando, venderà meglio più avanti.

Perfino nel 2008, nel bel mezzo della più grande recessione degli ultimi 70 anni, dicembre trascorse in un’atmosfera irreale di tepore e di speranza che la tempesta fosse finita. L’SP 500, che era precipitato dopo Lehman da 1300 a 752, il 20 novembre iniziò il rialzo di fine anno che lo portò a 931 il 2 gennaio 2009, un recupero del 24 per cento. Passate le feste, senza nemmeno aspettare l’Epifania, il mercato ricominciò immediatamente a flettere fino al 9 marzo, toccando il famigerato minimo di 666.

Quanto alla dinamica tra primo e secondo semestre, le previsioni istituzionali (a partire da Fed, Bce e Bundesbank) e quelle delle grandi case sono unanimi nel dire che la prima metà del 2013 sarà lenta in America e stagnante in Europa (con segno negativo nell’area mediterranea), ma che in compenso il secondo semestre e, ancora di più, gli anni successivi vedranno una continua accelerazione. Ebbene, ironicamente, le previsioni di un anno fa a quest’epoca erano identiche. Ci sarà recessione in Italia e Spagna nella prima parte del 2012, si disse allora, ma verso metà anno vedremo l’avvio della ripresa. Che ovviamente non c’è stata.

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