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Il sogno di Irma

Il pulsare ritmico come essenza della sostanza vivente

Come funziona l’ipotesi del Big CrunchAttenzione, alla fine di ogni ciclo di rigore-rilassamento l’Europa si ritrova più unita (buono) ma anche con uno stock di debito più alto (cattivo). La Germania si ritrova così sempre più incastrata in Europa, ma anche con un conto finale sempre più alto da pagare e con un possibile desiderio sempre maggiore di puntare i piedi e sferzare gli altri.

Il fatto è che l’unificazione europea è sempre più vicina al punto di non ritorno, ma non è ancora a quel punto. Il potere tedesco è vicino al suo massimo, al di là del quale inizierà un’inesorabile parabola discendente.

Oggi la Germania è in uno stato di piacevole torpore. Ha il pieno impiego, che rende tutti tranquilli e che però porterà a una diminuzione della produttività e della competitività. L’inflazione è piuttosto alta, ma gli aumenti salariali la rendono sopportabile. Le imprese avvertono una pressione sui margini, ma la bottom line è salva grazie a un aumento della domanda interna ed estera.

Tutti sono soddisfatti, insomma, ma qualcosa, sotto, comincia a guastarsi. La Germania, del resto, crescerà pochissimo nei prossimi anni, proprio perché è già in piena occupazione.

Un’eventuale nuova recessione globale farebbe in tempo a bloccare e rendere reversibile l’unificazione europea, avviando così un nuovo Big Bang. Al momento, tuttavia, questa è solo un’ipotesi di scuola.

Zoomando sul breve termine e sui mercati, continuiamo a essere favorevoli al vendere qualcosa sull’azionario per avere risorse a disposizione nelle prossime settimane in caso di ripresa della guerra guerreggiata negli Stati Uniti. È abbastanza inutile restare pesantemente investiti adesso perché il mercato non oserà salire molto con la doppia spada di Damocle del debt ceiling e del sequester (il taglio automatico di spese militari e sanitarie che scatterà fra poco in mancanza di un accordo complessivo). Alla peggio, vendendo adesso, si ricomprerà più avanti allo stesso prezzo. Resta naturalmente l’ottimismo strategico.

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