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No, caro Presidente Recchi, il Welfare insostenibile è quello made in Usa e China

Si curano solo gli effetti e non le cause della crisi.

Il sistema statunitense limita teoricamente il welfare pubblico al minimo indispensabile, visto che lascia ai singoli cittadini ed alle imprese la libertà di organizzarsi contrattualmente come meglio credono: con gli accantonamenti mensili versati ai fondi pensione privati, oppure a quelli gestiti dai sindacati o dalle stesse imprese. E' un modello che si basa sui principi assicurativi classici, dove un soggetto si accolla il rischio della erogazione di un beneficio a fronte di un premio: lo investe, remunera gli azionisti, ma può anche fallire. E di società assicuratrici americane che hanno dovuto ricorrere ai sussidi pubblici per evitare il default dopo la crisi di Wall Street ce n'è a bizzeffe. E' un doppio sistema di welfare, ancora più costoso di quello europeo, soprattutto per le aziende, ma il dato non è palese poiché le comparazioni vengono effettuate a livello di erogazioni pubbliche e di confronto tra i contributi sociali obbligatori: a questo livello, ma solo a questo, i costi del welfare statunitense sarebbero inferiori. Il caso della sanità americana è paradigmatico dell'esatto contrario: nel 2005, tra sistema pubblico e privato, la spesa è stata di oltre il 15% del pil, mentre quella italiana dell'8,9%, ma senza nessuna vera differenza in termini di migliore benessere sociale. Il costo maggiore in America deriva dai maggiori introiti di tutti coloro che fanno parte del sistema: dalle retribuzioni dei medici, ai premi assicurativi che si devono pagare per fronteggiare eventali cause per malpractice, al prezzo delle medicine. Paradossalmente, conviene comprare le medicine all'estero, ivi comprese quelle fabbricate da ditte statunitensi. Ne consegue che, pur essendo la tassazione americana molto più bassa rispetto a quella europea, alle famiglie d'oltre Atlantico di dollari ne rimangono molto pochi: si pagano tutto di tasca propria, dalle scuole, alle pensioni, alla sanità, perché la copertura dei servizi pubblici è bassissima. Anche per frequentare la parrocchia si deve contribuire direttamente: negli Usa non c'è l'8 per mille. E così, da anni, il risparmio delle famiglie americane tende allo zero: comprano a credito quasi tutto, dagli elettrodomestici all'auto, alla abitazione finanziata al 100%. Alla fine, li pagano fino al doppio del prezzo di mercato, per via degli interessi sui prestiti che rappresentano il profitto del sistema finanziario. E' dai mutui sub-prime e dai titoli tossici che li avevano come sottostante che nasce la crisi globale del 2008.

All'opposto, c'è il sistema di welfare cinese che si fonda completamente sul risparmio familiare: accumulo di reddito ad utilizzo differito nel tempo, depositato presso il sistema bancario. L'elevata incertezza sul futuro viene quindi compensata da una forte ed individuale cautela. Ma il valore del risparmio nel tempo dipende dai tassi di inflazione, dalla remunerazione dei depositi e dall'andamento dei prezzi dei beni che si spera di acquistare in futuro: in questi anni recenti, l'inflazione ha tosato i risparmi ed il prezzo delle abitazioni è aumentato più velocemente sia dei redditi sia del valore reale del risparmio accumulato. Un processo frustrante ed iniquo: tante privazioni per nulla. I consumi interni cinesi crescono poco per queste due ragioni: un welfare pubblico limitatissimo è accompagnato dalla sistematica falcidie del risparmio privato. In queste condizioni, l'economia mondiale e la crescita cinese basata sulle esportazioni rimarranno sempre squilibrate.

Il sistema europeo è sotto i nostri occhi: aliquote di tassazione e di contribuzione molto elevata, con alti livelli di spesa pubblica sul PIL. Se il alto debito pubblico è salito dopo la crisi, quello delle famiglie è ampiamente sotto controllo. C'è poco spazio per il sistema privato nel settore dei servizi erogati tradizionalmente dai poteri pubblici, dalla scuola alla sanità, alla previdenza.

I veri guadagni finanziari si fanno negli Usa ed in Cina: da una parte, assorbendo quote crescenti del reddito delle famiglie, e dall'altra distruggendo sistematicamente il valore del risparmio che hanno accumulato. Gli Usa vanno avanti da cinque anni a suon di deficit pubblico e di allentamenti monetari, mentre la Cina pigia solo acceleratore e freno senza riuscire a cambiare direzione di marcia: è il loro il modello di welfare insostenibile.

In Italia, se non fosse per il debito pubblico, i profitti e la rendita finanziaria hanno troppo poco spazio: forse è per questo che il nostro welfare sarebbe tutto da rifare.
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