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Spostamenti progressivi

Il ciclo dell’ottimizzazione e quello della ridondanza.

Ingegnere, romanziere e poeta. Carlo Emilio Gadda (1893-1973)Se penso che un titolo andrà da 100 a 110 perché investirci solo una parte dei miei soldi quando posso metterceli tutti? E perché limitarmi ai soldi che ho, quando potrei ottimizzare il ritorno sull’investimento prendendone a prestito degli altri?

Lo slittamento è generalmente collettivo. Coinvolge mercati, policymaker e organismi di controllo. I primi si scatenano, i secondi allentano regole e restrizioni, i terzi le applicano con minore severità.

Gli analisti finanziari danno il loro contributo a questa fase di ubriacatura collettiva criticando, prima sommessamente e poi in modo via via più perentorio, le società che hanno troppa liquidità e sono gestite con prudenza. Quando la bolla è agli inizi si limitano a chiedere che la liquidità venga spesa in acquisizioni o, in subordine, che venga restituita agli azionisti. Nella fase avanzata della bolla la richiesta diventa quella di assumere debito (il massimo possibile) e minimizzare il capitale (con dividendi speciali o acquisti di azioni proprie) in modo da aumentare il Return on Equity. I manager delle società si adeguano, a volte perché le loro retribuzioni sono legate al Roe, altre volte perché, se non si adeguassero, il consiglio di amministrazione, l’assemblea degli azionisti o un raider esterno li caccerebbero, sempre in nome dell’ottimizzazione.

Si sa come finisce. L’eccesso di ottimizzazione rende fragile il sistema, che implode al primo refolo di vento contrario. Il crash è come un secchio d’acqua gelata gettata sulla faccia di qualcuno che ha bevuto troppo. I gestori e i trader riducono la leva più in fretta che possono, i politici varano legislazioni anti-rischio e gli organismi di controllo diventano arcigni e severi.

Gli analisti finanziari contribuiscono al clima di autoflagellazione bocciando senza pietà le società che hanno un solo centesimo di debito. Non sazi, esigono imperiosamente riserve di cash mai viste e aumenti di capitale, pur sapendo che il cash non rende niente e che è un peccato rivendere azioni proprie cadute ai minimi quando le si è riacquistate ai massimi poche settimane prima, durante la bolla.

Quella che durante la bolla era vista come razionale ottimizzazione viene ora vissuta, con orrore moralistico, come avidità. Quella che fino a poco prima veniva vista con disprezzo come inefficienza, spreco di capitale, rinuncia a crescere, pigrizia, inettitudine o paura da conigli viene ora abbellita con il concetto ingegneristico di ridondanza. Non basta avere un computer, bisogna averne uno di back-up nel caso salti la corrente e meglio ancora se c’è il back-up del back-up.
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