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Per l'IMU sulla prima casa già alla seconda giravolta. Aspettando le elezioni tedesche

Si traccheggia, si rinvia, si perde tempo: bisogna arrivare a settembre, per capire quale sarà il futuro dell'economia europea.

Quella della eliminazione dell'IMU sulla prima casa sta diventando una barzelletta, neanche tanto divertente a dire il vero. Era stato il cavallo di battaglia del Pdl durante la campagna elettorale, è stato uno dei primi annunci del nuovo Governo, ma non si capisce più se si tratta di un purosangue che si avvia velocemente al traguardo oppure di un ronzino frastornato che torna continuamente ai nastri di partenza tra lo sconcerto generale.

Siamo già alla seconda giravolta: insomma, si paga o non si paga? Si paga solo la seconda rata o si rinvia tutto a settembre. Già il giorno successivo alla presentazione del Governo alle Camere, era accaduto che il Ministro per i rapporti con il Parlamento dovesse rimarcare, parola per parola, quanto era stato affermato dal Premier Enrico Letta, e cioè che si era assunto solo l'impegno a sospendere il pagamento della prima rata, in attesa di una revisione organica delle imposte immobiliari. Niente di fatto al Consiglio dei Ministri del 9 maggio: si deciderà comunque, entro pochi giorni, ma solo per rinviare il pagamento della prima rata di giugno alla data di scadenza della seconda, a settembre.

C'è chi ritiene che il rinvio è dipeso dalla necessità di risolvere un problema di tesoreria, perché il rinvio del pagamento di giugno, sic et simpliciter, determina un vuoto di cassa per i Comuni che va comunque coperto. C'è invece chi, più maliziosamente, sospetta che il rinvio sia dipeso da una previsa valutazione politica: il varo del decreto legge avrebbe segnato un punto a favore del centrodestra, mentre il Pd non portava a casa niente. Le questioni da risolvere sono tante: dalla copertura delle minori entrate se si vuole evitare il già previsto aumento dell'Iva di un punto al rifinanziamento della Cassa integrazione straordinaria; dalla proroga degli incentivi per le ristrutturazioni edilizie alle spese per le missioni internazionali delle Forze Armate. E l'elenco potrebbe continuare: servono soldi, e tanti, da qui a fine d'anno.

Fatto sta che il Ministro dell'economia Saccomanni ha già promesso il varo entro "100 giorni" di una riforma organica delle imposizioni immobiliari. Considerato che siamo già al 13 maggio, l'impegno scade il 20 agosto: siamo già pronti per un'altra corsa contro il tempo, visto che altrimenti si arriva alla data di scadenza per pagare la seconda rata dell'IMU, fissata per il 16 settembre.

La verità, forse, è un'altra: bisogna buttare la palla avanti, per scavallare le elezioni politiche tedesche che si svolgeranno a settembre. Fino ad allora è meglio fare melina: dire e non dire, far finta di fare per rinviare continuamente ogni decisione, un giorno dopo l'altro. Tanto, ormai manca poco: dall'esito della tornata elettorale in Germania si capirà se anche lì la sinistra tornerà al Governo, magari con una nuova grande coalizione, sull'onda dello scontento sociale determinato dalla contraddizione tra un'economia che continua a crescere insieme alla sottoccupazione. Saranno determinanti i voti dei 7,3 milioni di precari, di giovani e meno giovani che vivono solo di assistenza sociale a 360 euro al mese, affitto pagato, e di 450 euro di mini-job esentasse. Una generazione cui è stato negato il futuro di un salario vero, visto che le 15 ore settimanali sono pagate poco più di 5 euro l'ora. Una scandalosa elemosina, per un Paese che si vanta di essere la prima potenza economica europea. Siamo tutti in attesa di capire se saranno i tedeschi a ribellarsi a questa cinesizzazione del lavoro o se in pochi anni tutti gli europei avranno gli occhi a mandorla.
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