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Un governo di larghe intese (promesse) e poche speranze

Riflessioni sulla relazione del governatore della Banca d'Italia.

Diagnostica bene i mali dell'economia italiana, ma si riserva la prognosi, rinvia a tempi migliori la terapia. Enfatizza gli spiragli che si intravvedono a livello europeo con la chiusura della procedura per deficit eccessivo, ma non dice cosa vuole fare esattamente con l'euro, il bilancio europeo, con l'Unione politica proposta dal Presidente francese Hollande. Un governo politico che affida l'economia e le finanze al tecnocrate Saccomanni così per restare in linea con la deriva tecnocratica ed autoritaria che caratterizza il governo debole e suddiviso dell'Unione europea.

Abbonda la retorica sui giovani, sulla riduzione delle tasse sul lavoro e sulle imprese, sull'IMU, sulla necessità di evitare l'aumento dell'IVA, sulla necessità di investire nella ricerca, di lottare contro l'evasione e la povertà. Intanto due piccole cose concrete: il rifinanziamento di pochi mesi per la Cassa integrazione in deroga e la conferma degli incentivi alle ristrutturazioni degli appartamenti con possibilità di includere arredi di cucine e bagni. Si rischia il ridicolo se pensiamo che con queste misure si possa rilanciare l'economia e l'occupazione.

Ma il governo ha un grande avvenire alle spalle. Il Presidente gli ha assegnato 18 mesi di tempo per fare anche le riforme costituzionali. E lo incalza quasi ogni giorno. Speriamo che tale ambizioso programma non faccia la fine della Costituzione del 1948: un vasto programma di larghe promesse - in grossa parte rimasto disatteso. Grandi promesse e poche speranze perché continuamente ci dicono che siamo sempre sull'orlo del precipizio. In realtà mentono perché siamo in fondo al burrone (una specie di pozzo dalle pareti lisce) da cui è molto difficile risalire e nessuno dei nostri governanti fa niente per aiutarci.

Un governo che ci vuole tenere a bada sfruttando la grande paura e la speranza. Questa veramente poca perché il governo, per la sua composizione, non sembra avere una visione comune della società e del ruolo della politica, del futuro di questo paese. Ipotizza un governo forte a livello interno quando servirebbe un governo credibile ed autorevole a livello europeo. Il governo ancor peggio non trova un accordo sulla politica economica e finanziaria più adatta per rilanciare la crescita del PIL e dell'occupazione e si nasconde dietro le incertezze e contraddizioni dei paesi membri dell'Unione europea.
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