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L'OMT è un'arma "fine di mondo", il grimaldello che farà saltare la gabbia dell'euro

Nessuna gabbia monetaria può resistere a tensioni così diffuse e profonde.

La crisi europea è più complessa, per aver subito una prima e più violenta fase di rallentamento a causa del processo di inclusione nell'ambito della Unione dei Paesi ex-comunisti e della stabilizzazione dei Balcani: milioni di lavoratori dell'est europeo, prima che il miliardo di cinesi entrasse nell'agone della globalizzazione produttiva a partire dal 2001, avevano già creato una competizione sulla disponibilità di lavoro e sui salari. La adozione dell'euro ha congelato i rapporti di competitività tra i diversi Paesi europei, che altrimenti avrebbero trovato nella gestione dei cambi tra le diverse valute uno strumento di assestamento. Le aree nordeuropee più infrastrutturate ed industrializzate, come la Germania, hanno conquistato mercati accumulando crescenti avanzi commerciali. Ma, paradossalmente, tra i Paesi più ampiamente deficitari nei suoi confronti si rinvengono la Francia e la Gran Bretagna: non casualmente, però, visto che da un periodo immemorabile hanno affidato la loro prosperità alle relazioni coloniali e postcoloniali. Francia e Gran Bretagna hanno una struttura delle relazioni commerciali asimmetrica e peculiare rispetto al mercato interno europeo: il loro avanzo extracomunitario con le ex colonie, così come i proventi derivanti dai possedimenti e le rendite finanziarie all'estero, sono stati in grado di bilanciare il predominio produttivo continentale da parte della Germania.

Di fatto, Francia e Germania sono state in questi anni il polmone finanziario dell'intera eurozona: la prima reimpiegando capitali accumulati in secoli di alta finanza, la seconda dando a credito l'avanzo commerciale che l'introduzione dell'euro rendeva stabile per via dell'impossibilità di svalutare da parte dei Paesi deficitari.

La crisi attuale dell'Euro e dell'Europa riflette l'accumularsi di squilibri finanziari che non hanno avuto la possibilità di allentarsi nel corso degli anni con le svalutazioni delle monete dei Paesi deficitari e le rivalutazioni di quelle dei Paesi eccedentari. Francia e Germania, allo scoccare della crisi delle finanze pubbliche greche, hanno cominciato a ritirare i crediti erogati all'estero, a cominciare dall'Italia e dalla Spagna, per timore di incorrere in perdite, sia sui titoli di Stato sia nei rapporti interbancari. Si è creato un eccesso di liquidità in alcune aree e una penuria in altre, che ha influito sui tassi di interesse, estremamente bassi nelle prime ed eccessivamente alti nelle seconde. La Banca centrale europea, nonostante abbia effettuato due ampie operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (LTRO) tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012, si trova di fronte ad una diminuzione della liquidità generale per via delle restituzioni da parte delle banche dei Paesi con eccesso di liquidità.

L'aggiustamento fiscale richiesto ed ottenuto dalla Germania con il Fiscal Compact, sulla base della teorizzata ripresa delle competitività internazionale con la deflazione competitiva, ha avuto un effetto molto drastico sulla domanda e sulle importazioni dei Paesi sottoposti alla cura, ma non sulla loro capacità di esportare.

La Bce ha bloccato la speculazione con la minaccia di acquisti illimitati di titoli pubblici a breve degli Stati presi di mira, beninteso effettuati solo dopo che questi abbiano accettato severe condizioni di aggiustamento, come ad esempio le riforme del welfare adottate dalla Germania nel 2003.

Sono tutte chiacchiere. Si può immaginare di tutto: che la Germania esca dall'euro, insieme alla sua corona di Paesi finanziariamente forti; che il probabile default dei Paesi con il debito pubblico eccessivo (Italia) o con perdite bancarie irrecuperabili (Spagna) sia pagato solo dai rispettivi cittadini e risparmiatori; che questi Paesi in difficoltà si ritirino dall'euro, si dotino nuovamente di una propria moneta nazionale, svalutata rispetto all'euro, e con la ondata inflazionistica che ne deriva abbattano il debito interno e riacquistino competitività commerciale rispetto a quelli rimasti nell'eurozona.

Il problema vero del programma OMT è la sua ingestibilità: presuppone la teorica immissione illimitata di liquidità in euro, che servirebbe per acquistare i titoli di Stato dei Paesi con debito insostenibile. La sua attivazione scatenerebbe vendite a catena, incontrollabili, soprattutto perché gli euro verrebbero immediatamente riutilizzati in altri contesti nazionali, sia nell'area dell'euro sia fuori da essa. E' un'arma "fine di mondo", un'idea strampalata. Come il sistema monetario che ci siamo creati, una prigione monetaria, l'OMT creerebbe una tensione irresistibile ad uscirne: "Tana libera tutti!"
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