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Appunti

Perché l’euro, a certe condizioni, non è da buttar via.

Questa volta, quindi, si può escludere che la debolezza dell’euro sia dovuta a una crisi esistenziale. L’euro può dunque essere trattato come una valuta normale, andando cioè a vedere i suoi fondamentali. Questi ci dicono, secondo le ultime stime del Fondo Monetario, che Eurolandia rimarrà in recessione quest’anno e che avrà una debole ripresa nel 2014. Se si osservano le stime con la lente d’ingrandimento si scopre però che la ripresa non sarà così debole. Il quarto trimestre del 2014 vedrà infatti un Pil dell’1.1 per cento superiore a quello del quarto trimestre del 2013. Misurata in questo modo (Q4 su Q4 e non anno su anno) la crescita italiana sarà dell’1.4 per cento. Niente di trascendentale, per carità, ma sufficiente ad arrestare per i prossimi 12-18 mesi il deterioramento di consenso intorno all’idea di Europa e quindi il rischio di crisi esistenziale.
Robert Ryman. Philadelphia Prototype, 2002. Acrilico su vinile su muro.
I rapporti di cambio tengono certamente conto delle prospettive di crescita (che saranno ancora più favorevoli per gli Stati Uniti) ma anche della bilancia delle partite correnti. Negli anni passati ci siamo abituati agli Stati Uniti in disavanzo e a Cina e Giappone in surplus. L’Europa era in pareggio, con Germania e Olanda in surplus che compensavano da sole il passivo di tutti gli altri.

Il mondo è cambiato e continuerà a cambiare. La Cina è destinata a consumare (e quindi importare) sempre di più e il suo surplus, fino a due anni fa spettacolare, si è già ridotto e scomparirà del tutto dal 2016. Il Giappone, che ha spento le sue centrali nucleari, importa gas e petrolio ed è già oggi in passivo commerciale. Gli Stati Uniti manterranno il loro 3 per cento di disavanzo a perdita d’occhio. E l’Europa? Grazie alla caduta dei consumi già da oggi i paesi in crisi sono tornati in pareggio e alcuni di loro, come il Portogallo, sono addirittura in surplus. Eurolandia nel suo complesso, quindi, riuscirà ad allineare l’anno prossimo una lunga serie di paesi virtuosi e perfino la riottosa Francia sarà in pareggio.

Nel suo insieme Eurolandia sarà in surplus (del 2 per cento) per tutta la parte restante del decennio. Non una Germania che si europeizza consumando di più, ma un’Europa che si germanizza consumando di meno.

Chi è in surplus, da manuale, è destinato a rivalutare, non a svalutare. L’Europa, che vista da fuori assomiglia ogni tanto a una polveriera, può certamente convincere America e Asia a lasciare che l’euro sia tendenzialmente debole, ma fino a un certo punto. Per questo, se l’euro dovesse nei prossimi mesi indebolirsi nuovamente sotto 1.28, i buoni vecchi dollari che dovrebbero essere presenti in qualsiasi portafoglio diversificato e prudente andrebbero sostituiti gradualmente e con la dovuta cautela con pericolosi euro.

(Nella foto: Robert Ryman. Philadelphia Prototype, 2002. Acrilico su vinile su muro.)
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