Bond e inflazione. Dopo i minimi dell’inflazione e la svolta della Fed di un mese fa, che hanno avuto come effetto un brusco aumento dei tassi reali sui bond, sono circolate ampiamente tre tesi. La prima è che l’inflazione rimarrà eccezionalmente bassa e forse scenderà ancora. La seconda è che i bond continueranno a scendere di prezzo e salire di rendimento. La terza è che l’oro continuerà a perdere valore.
La prima tesi è stata sostenuta dai deflazionisti, che mettono insieme la stagnazione europea, la crisi cinese e sudamericana e la debolezza della crescita negli Stati Uniti per sostenere che il Qe si appresta a finire nel momento peggiore, lasciando pericolosamente scoperto il mondo sul versante della ricaduta nella recessione. A noi sembra in realtà che l’inflazione sia vicina ai minimi. Livelli ancora più bassi indurrebbero infatti le banche centrali a riprendere il Qe, se possibile in forma ancora più aggressiva. Dell’Europa abbiamo parlato sopra. Quanto alla Cina, la stretta attuale non durerà a lungo.
Quanto ai bond, che i deflazionisti comprerebbero su debolezza e tutti gli altri raccomandano di vendere, ci piace l’idea di un bear market morbido nei prossimi due anni. Vendere bond su forza e comprare borsa su debolezza appare la strategia migliore.
L’oro, infine, per quanto circondato da un sentiment vivacemente negativo, non ci sembra così pronto a precipitare. Siamo vicini ai costi di produzione e l’espansione della base monetaria, destinata a rallentare in America, potrebbe riaccelerare in Europa con un nuovo Ltro. L’oro è soggetto alle mode e andrebbe considerato più come diversificazione che come speculazione. I livelli attuali, in una prospettiva a cinque anni, potrebbero cominciare a essere interessanti.
(Nella foto: Opere di Robert Ryman sono state scambiate a 10 milioni di dollari.)
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