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Syriana

Il primo di una lunga serie di ostacoli.

La Siria è solo il primo degli ostacoli che i mercati si troveranno ad affrontare nei prossimi tre mesi. Arriveranno presto, in rapida sequenza, gli sviluppi del quadro politico italiano, l’importante Fomc del 17-18 settembre, le elezioni tedesche, la battaglia sui tagli di bilancio e sul limite del debito in America, lo stress test europeo sulle banche, la decisione sull’aumento dell’Iva in Giappone e la Conferenza economica del Partito Comunista Cinese.

Tutti questi ostacoli hanno in comune il fatto di essere noti, alcuni già da molto tempo, di essere già, almeno parzialmente, nei prezzi e di essere sormontabili. Non siamo di fronte all’incommensurabile o all’ignoto, non siamo in presenza di situazioni sorprendenti e inimmaginabili fino a poco prima.

È come se i mercati avessero davanti a sé una lunga serie di adempimenti e di esami ed è noto che gli esami mettono sempre un certo nervosismo, anche quando si sa che sono superabili.

Il teatro romano di Bosra, al confine tra Siria e Giordania.Va poi notato che la correzione in corso sulle borse ha modificato le attese non solo ampliando la consapevolezza dei rischi ma anche spingendo sullo sfondo la possibilità di sorprese positive.

Ci si aspetta ad esempio che la Fed annunci a settembre la riduzione degli acquisti di titoli (il tapering), ma osservatori attenti come Ethan Harris scommettono su un rinvio a dicembre. Se così fosse, bond e azioni salirebbero in tutto il mondo, ma è negli emergenti più colpiti dalle vendite delle ultime settimane che si potrebbero verificare recuperi significativi. Il rimbalzo del cambio, in questi paesi, si sommerebbe a quello delle borse e il recupero complessivo, magari solo temporaneo, potrebbe facilmente superare il 10 per cento.

I mercati non si aspettano nulla (e quindi anche nulla di buono) dalla Bce, ma tra ottobre e novembre potremmo vedere qualcosa per le piccole e medie imprese, oppure l’annuncio di un nuovo Ltro, oppure, se l’euro dovesse rafforzarsi ulteriormente, un taglio dei tassi. Né è stato dato molto rilievo all’avvio della riforma delle pensioni in Francia. Siamo ancora nella fase preliminare, ma che un governo che fino all’anno scorso si proponeva di abbassare l’età della pensione stia in realtà proponendo di alzarla (rendendo gradualmente necessari 43 anni di contributi contro i 41.5 attuali) ha un grande valore politico e simbolico.

(Nella foto: Il teatro romano di Bosra, al confine tra Siria e Giordania.)
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