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Ognun per sé: al G20 di San Pietroburgo, i Brics annunciano un Fondo Monetario autonomo

Mentre l'euro va su e giù rispetto al dollaro, i Paesi Brics non ci stanno a continuare a ballare al ritmo della politica della Fed.

E' interessante, a questo punto, cercare di immaginare come impatterà la CRA sulle dinamiche monetarie globali, ed in particolare sul reimpiego delle riserve valutarie delle banche centrali dei Paesi Brics che hanno una bilancia strutturalmente eccedentaria in dollari, come la Cina e la Russia. A giugno scorso, secondo i dati del Fmi, il controvalore in dollari delle riserve ufficiali della Banca del popolo cinese era di 3.525 miliardi, rispetto ai 3.340 di fine 2012 ed ai 3.212 di fine 2011.

Secondo la Treasury americana, l'importo dei titoli federali detenuti da stranieri si è invece ridotto a partire dal marzo scorso quando aveva raggiunto il livello di 5.724 miliardi di dollari: a giugno erano invece 5.600 miliardi. Sono gli effetti dell'attesa del tapering: la Cina è già scesa dai 1.297 miliardi di maggio ai 1.276 di giugno, il Giappone è passato dai 1.114 di marzo ai 1.083 di giugno, mentre la Russia aveva già iniziato da tempo a ridurre la detenzione di titoli pubblici americani, passando dai 171 miliardi di dollari di ottobre 2012 ai 138 miliardi di giugno scorso.

Se, in via ipotetica, le banche centrali di Cina e Russia sottoscrivessero il capitale del CRA trasferendo quote delle loro riserve in valuta impiegate in titoli Usa e fornissero aiuti all'India o al Brasile per un corrispondente ammontare, ne deriverebbe che il deflusso in dollari da questi ultimi due Paesi sarebbe fronteggiato con una vendita di titoli federali americani in dollari, riducendo ampiamente l'impatto sulla rupìa e sul real.
Le Banche centrali di India e Brasile pagherebbero un interesse al CRA sicuramente più elevato di quello corrisposto dai titoli statunitensi, e comunque non dovrebbero affrontare né l'inconveniente della svalutazione né quello di elevare i tassi interni ad un livello tale da disincentivare la fuoriuscita di capitali.

Nell'ambito dei Brics si creerebbe un legame di solidarietà finanziaria che si sovrapporrebbe agli interessi economici già esistenti: sarebbe un'area di interdipendenza monetaria volta a minimizzare l'influenza più elevata che le vicende del dollaro avrebbero sui singoli membri. Cina e Russia, che hanno un avanzo strutturale delle bilance dei pagamenti pari rispettivamente al 2,3% ed al 3,5% del rispettivo Pil a fine 2012, utilizzerebbero quote comunque irrisorie delle loro riserve valutarie per finalità politico-strategiche. Al confronto, il meccanismo dell'ESM europeo mostra una più elevata fragilità, non fosse altro che per il fatto che si fonda su risorse richieste al mercato finanziario da parte di Stati che prevalentemente non hanno un avanzo strutturale delle bilance dei pagamenti.

Dopo l'euro, un'altra sfida al re-dollaro.
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