Settembre 2018, decennale di Lehman.Il quinto anniversario della
caduta di Lehman è in queste settimane l’occasione per riflessioni sulla
Grande Recessione, sulle sue cause e sullo stato attuale del mondo. In realtà, la storiografia della crisi è solo al suo inizio e nemmeno fra cento anni ci sarà accordo tra gli studiosi. La produzione di libri e studi sulla Grande Depressione degli anni Trenta, del resto, è più vivace che mai e molti dei punti fermi che si pensava di avere raggiunto (una sorta di compromesso storiografico tra lettura keynesiana e friedmaniana) sono di nuovo in discussione, con un’attenzione particolare agli anni Venti.
Il paradosso di questo settembre 2013 è nel fatto che nella psicologia collettiva la ripresa, quella vera, sta cominciando adesso, mentre nelle valutazioni di borsa l’uscita dalla crisi è iniziata quattro anni e mezzo fa.
Nelle crisi normali, il grande pubblico e i mercati si accorgono insieme della fine del temporale e del sereno che ritorna. Il pubblico riprende subito a spendere e compra in particolare case e automobili, mentre le imprese riprendono a investire. Pubblico e imprese, a loro volta, sono aiutati dalle banche, che riprendono subito a fare il loro mestiere, che è quello di concedere mutui e finanziamenti. I mercati, dal canto loro, festeggiano la ripresa comprando borsa e vendendo bond.
Nella Grande Recessione non è stato così per molti motivi. Le imprese, soprattutto in America, sono state velocissime nel licenziare e molto lente nel riassumere. In questo modo si sono salvate e hanno anzi fatto salire i loro margini di profitto. La crescita degli utili è stata notata subito dalle borse, che salgono infatti dal marzo 2009.
(Nell'immagine: Albert Anker. L’indovina. 1880.)