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Che cosa cresce di più in Europa? Ah, saperlo!

Dedicato a chi pensa di sapere come vanno le cose nell'Eurozona. Un indovinello, facile facile: che cos'è quel "qualcosa" che è cresciuto dell'1,6% sul Pil, nel solo primo trimestre del 2013?

Dedicato a chi pensa di sapere come vanno le cose nell'Eurozona. Un indovinello, facile facile: che cos'è quel "qualcosa" che è cresciuto dell'1,6% sul Pil, nel solo primo trimestre del 2013?

Non può essere il prodotto interno lordo: infatti è calato dell'1,02%, ma rispetto al primo trimestre dell'anno precedente. Stiamo cercando un indicatore macro che si impenna, non uno che sprofonda.

L'inflazione non c'entra, perché cresce, sì, ma molto meno: l'ordine di grandezza è dell'ordine delll'1,3%: ma anche questa percentuale si riferisce all'andamento in un intero anno, non ad un trimestre solo.

Un aiutino, a questo punto serve. Questo "qualcosa" è cresciuto del 5,05% sul Pil dell'Eurozona in appena dodici mesi, tra il primo trimestre del 2012 ed il primo trimestre del 2013.

Non è neppure il costo del lavoro, che in capo ad un anno è cresciuto dell'1,86%: qui stiamo cercando di individuare quale grandezza sia cresciuta di 2,7 volte tanto.

E' chiaro che serve una serie più ampia di punti di riferimento. Eccoli: nel primo trimestre del 2011, questo "qualcosa" era pari all'86,28% del Pil dell'Eurozona, mentre nel primo trimestre del 2012 è arrivato all'88,2%. Nell'intero 2011, un anno estremamente critico per l'euro, questo "qualcosa" era quindi cresciuto di appena 1,92 punti percentuali. Poi, nell'intero 2012, è cresciuto del 5,05%. Infine, nel solo primo trimestre del 2013, è balzato all'insù di ben 1,6 punti percentuali.

Per chi si fosse arreso, ecco la risposta: Il "qualcosa" che cerchiamo non è altro che il debito pubblico dell'Eurozona. Nel corso della crisi, tenendo conto che gli ultimi dati ufficiali della Bce si riferiscono al primo trimestre di quest'anno, è cresciuto di 24 punti percentuali rispetto al terzo trimestre del 2008, quando era pari al 67,78% del Pil. E' arrivato al 92,3% nel primo trimestre di quest'anno.

Il rigore ha fatto bene ai rentier. Crescono le spese per gli interessi sui titoli di Stato e, correlativamente, gli incassi sulle cedole. Sono risorse trasferite dall'economia reale, con le tasse, al sistema finanziario. Per fare fronte agli impegni sono aumentate le tasse sui redditi e sui consumi. Non essendo sufficienti, gli Stati mettono le mani anche sui patrimoni immobiliari accumulati e sulle rendite finanziarie.

L'economia, così facendo, si affloscia di nuovo. Si accumulano nuove perdite. Altre tasse, altri tagli: giù l'economia e su il debito. Inebriante, davvero. Finchè dura.

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