Qualche settimana fa in vista del
varo della legge di stabilità il Ministro
Saccomanni ha scritto una lettera ai colleghi ministri con la seguente direttiva: "
le maggiori spese programmate dovrebbero essere compensate e/o finanziate con corrispondenti tagli di sprechi e/o di spese meno produttive". I ministri avrebbero dovuto rispondere a stretto giro di posta ma non sappiamo se e come hanno risposto. Intanto i giornali parlano di rilancio della
spending review e oggi sul tema troviamo un intervento del vice-ministro
Carlo Calenda sul Sole 24 Ore.
A me sembra evidente che nel modo suggerito dal
MEF non si può fare una seria revisione della spesa pubblica né tanto meno con le modalità prospettate dal Vice-ministro allo sviluppo economico che vedremo dopo. Io insisto nel sostenere che il controllo della spesa pubblica non è nella disponibilità dei singoli ministri specie di quelli senza esperienza pregressa. Semmai è in quella dei dirigenti i quali, in assenza di valutazione a fine anno, non hanno interesse a farla e non la fanno perché né il governo né il Parlamento trovano il tempo da dedicare a questo problema. Vedi da ultimo l'approvazione del
Rendiconto generale dello Stato approntato dalla
Corte dei Conti passato del tutto inosservato.
Il sistema è deresponsabilizzato e deresponsabilizzante. C'è un problema di calendario. Se la Corte dei Conti arriva 6-7 mesi dopo la chiusura dell'anno finanziario, gli organi di controllo interno non arrivano mai.