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Cadono gli ultimi mattoni del Muro

I lavoratori tedeschi avevano i migliori salari europei quando c'era la paura del comunismo. A partire dalla riunificazione, la competitività tedesca si è basata sulla loro progressiva riduzione.

Nel 2007, l'ultimo anno prima della crisi, comparabile ai precedenti perché successivamente i dati sono turbati da fenomeni di caduta del prodotto, in Germania la quota dei salari nel settore industriale sul prodotto era arrivata al 65%: crollata di 13 punti. In Francia, il livello era salito al 70% (2 punti in più rispetto al 1995 ma ben 5 in più rispetto alla Germania), mentre in Italia era sceso al 66% (2 punti in meno rispetto al 1995 ed 1 punto in più rispetto alla Germania). Si spiega così la sostanziale competitività dell'industria manufatturiera italiana rispetto a quella tedesca e la debacle di quella francese. Il Giappone ha ridotto la quota dei salari al 55%. Gli Usa sono passati dal 61% del 1995 al 54% del 2007. Il fatto che i consumi interni in Giappone languano da anni, e che negli Usa le famiglie si siano dovute indebitare pesantemente, è coerente con queste dinamiche. Che tutto ciò dipenda da fattori esterni, come ad esempio dalla concorrenza cinese, è altrettanto vero. Ma non cambia il dato di partenza, anzi concorre a spiegarlo.

La caduta del Muro, nel 1989, aveva immesso sul mercato del lavoro milioni di persone: in Germania, piuttosto che creare una unità di classe sulla base di contratti nazionali di lavoro, come si fece in Italia nel 1963 abolendo definitivamente le "gabbie salariali", la paga oraria nei Lander orientali è rimasta più bassa rispetto all'Ovest, riflettendo la minore produttività ma anche la maggiore offerta di lavoro. Anche oggi la differenza è consistente (Minimum Wages in Germany 2013), perché può arrivare a seconda dei lavori anche a due/tre euro l'ora.

In pratica, per un verso la maggiore disponibilità di manodopera interna, per altro l'immigrazione dai Paesi vicini e soprattutto la possibilità di delocalizzare la produzione, ha fatto cadere, un mattone dopo l'altro, la costruzione socioeconomica su cui si fondavano gli alti salari degli operai tedeschi.

Da ultimo, per abbattere la disoccupazione, si è introdotto il sistema dei minijob, diffuso soprattutto nel settore dei servizi: più o meno 450 euro al mese esentasse, cui si aggiungono la casa concessa da parte del Comune.

La quota dei salari per l'intera economia (non solo per la industria, quindi) in Germania è calata vistosamente: in vent'anni, dal 1992 al 2011, è passata dal 56,5% al 51,2%. In Francia, è addirittura cresciuta, passando dal 52,1% al 53,5%. In Italia è stata limata al 42,3%. Il resto, il risultato lordo di gestione, è aumentato dappertutto.

Tabella dei redditi

Per mantenere alta la dinamica della produzione, la Germania ha dovuto ricorrere sempre più alla esportazione nell'area europea e sempre meno alla domanda interna, approfittando del venir meno della possibilità di svalutare. I tedeschi, è vero, si sono impoveriti: i dividendi sono cresciuti.

Gli industriali tedeschi si sono ripresi quanto avevano dovuto concedere per anni ai loro operai, per paura del comunismo. Fine della paura, fine degli alti salari.

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