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L'Apocalisse inesistente

Argentina e Congo pagano, pagherà anche l'America.

Argentina e Congo pagano, pagherà anche l'America.

Ormai ce ne siamo dimenticati, ma il mondo ha vissuto per più di quarant’anni, dal 1945 al 1989, sotto la minaccia atomica. Alla fine ci si era anche abituati a considerarla una condizione normale. I mercati finanziari non ne soffrirono mai troppo e perfino la crisi dei missili di Cuba del 1962, nei 13 famosi giorni tra il 14 e il 28 ottobre in cui si pensò seriamente alla fine del mondo, l’SP 500 si limitò a scendere del 6.60 per cento, da 57.27 a 53.49.

Altri tempi, altre tempre di uomini e donne che avevano vissuto una guerra mondiale e non si spaventavano troppo facilmente. Oggi la sola ipotesi di un default tecnico di pochi giorni sul debito degli Stati Uniti viene presentata da molte parti come l’equivalente economico di una guerra atomica, qualcosa, si dice, che avrebbe un impatto superiore alla crisi del 2008, quando nel mondo 50 milioni di persone persero il lavoro. Lo dicono tra gli altri l’amministrazione Obama, il Fondo Monetario e l’Ocse. Si prospettano con toni allarmati danni incalcolabili.

Le parole costano poco e in effetti, non essendoci precedenti di default americano negli ultimi 150 anni, ci sarebbe nel caso parecchia confusione. Alla lunga, inoltre, la guerra dei nervi in corso a Washington e la chiusura diqualche centro di spesa governativo non mancherebbero di penalizzare la crescita.

(Nell'immagine: Asset inflation. Zeng Fanzhi. L’ultima cena. Battuto in asta a 23 milioni di dollari la settimana scorsa)
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