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L'Apocalisse inesistente

Argentina e Congo pagano, pagherà anche l'America.

Le prossime due settimane saranno nervose, ma non necessariamente molto volatili. Vivremo di aperture parziali, rotture, riprese di dialogo e tentativi di mediazione. I mercati esiteranno a buttarsi troppo da una parte o dall’altra perché in qualsiasi momento potrà verificarsi un colpo di scena.

La pressione dei mercati sui politici, fino a questo momento, è stata inferiore a quello che ci si sarebbe potuto attendere. L’indice SP 500, del resto, è ancora in rialzo del 17 per cento rispetto all’inizio dell’anno ed è difficile piangere miseria in questa situazione. David Bianco di Deutsche Bank sostiene che il mercato si fermerà alla peggio a 1630, sorretto dai fondamentali. Ci sembra un’ipotesi ragionevole.

Zeng Fanzhi. Mask Series. 2002Dato che gli esami non finiscono mai, la fine della guerra a Washington, quando arriverà, non sarà la fine di tutti i problemi. Sui dati macro, tanto in America quanto in Europa, si sono ormai create attese molto positive e questo, di per sé, renderà più dolorose eventuali delusioni. Il Fondo Monetario ha del resto appena abbassato le sue stime di crescita in tutte le aree del mondo. Si tratta di limature, che vanno però in direzione opposta rispetto alle attese.

Quanto all’Europa, lo stress test sulle banche è già occasione per un’offensiva tedesca (soprattutto di matrice Bundesbank) che punta a rivedere i criteri di valutazione del rischio per la carta governativa detenuta dalle banche, un tema molto delicato per Italia e Spagna. Draghi ha già detto che i criteri vanno bene come sono, ma per mantenerli dovrà forse cedere qualcosa sulle valutazioni più discrezionali sull’attivo delle banche dei paesi deboli.

Nelle ultime due-tre settimane gli asset che hanno fatto meglio sono stati quelli su cui nei mesi scorsi si erano create le aspettative più negative. I Treasuries lunghi, gli emergenti e perfino alcune materie prime sono saliti, fortificati dall’allontanamento del tapering e, nel caso delle materie primecome il minerale di ferro, dal temuto hard landing cinese che si è trasformato alla fine in un’accelerazione della produzione industriale. Il recupero di questi asset è difendibile, ma ulteriori rialzi non sono probabili.

(Nell'immagine: Zeng Fanzhi. Mask Series. 2002)
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