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La Francia in bilico tra neo-egemonia nel Mediterraneo e vecchio asse con la Germania

L'intervento nel Mali ha spostato il baricentro a Sud, dove la Gemania non ha interessi: pronta ad intervenire in Siria, poi per fini umanitari ha chiesto un intervento dell'UE per bloccare il traffico di migranti. L'asse con la Germania si è spezzato?

C'è qualcosa che non torna: perché Marina Le Pen, alla guida del Fronte Nazionale, è in vetta ai pronostici per le prossime elezioni al Parlamento europeo quando esprime un sentimento di profonda ripulsa per tutto ciò che l'Europa e l'euro stanno rappresentando?

Forse perchè l'Unione europea non è più la Comunità fondata con i Trattati di Roma, nel 1958. Troppo sbilanciata a nord-est, troppo continentale e poco mediterranea. L'asse con la Germania comincia a starle stretto.

La storia dell'Europa, da Carlomagno in poi, è la storia dei rapporti tra Francia e Germania, dove il baricentro è l'Italia e la differenza la fa l'Inghilterra. I cinquant'anni di pace e prosperità del secondo dopoguerra sono culminati con l'allargamento a nord-est, ai Paesi ex comunisti, e con l'istituzione del'euro. Da allora, la espansione economica e politica della Germania, si è fatta insostenibile. La Francia reggeva, come ha retto, finché il Muro di Berlino era ben saldo: dopo di allora, ha sempre dovuto inseguire il vicino tedesco.

Sul piano della egemonia culturale, ha cercato di rivitalizzare "quell'idea della Francia" su cui la Rivoluzione ha fondato le moderne Costituzioni. Ma sul piano economico e politico, ha cominciato ad arrancare: non ha spazi di estensione, di manovra, mentre la Germania dilaga in tutta la Mittleuropa, estendendosi a quello che era l'Impero austroungarico.

Ed allora, ecco che ha ripiegato a sud. Non è casuale che, nel 2008, dopo aver visitato l'Algeria per chiudere le ferite della guerra coloniale, l'Unione Euromediterranea sia stata la prima iniziativa di politica estera di Sarkozy. E che l'ultima mossa sia stata l'intervento in Libia per eliminare il regime di Gheddafi. ll Presidente Holland, a sua volta, si è mosso in solitaria nel Mali ed ha gettato il cuore oltre l'ostacolo quando si trattava di intervenire in Siria. Lasciato solo, dalla Gran Bretagna del Premier Cameron che ha ricevuto il voto contrario dei Comuni e dal Presidente americano Obama che prima si è rivolto al Congresso per avere il via libera all'intervento e poi si è trovato di fronte alla iniziativa della russia, che con Putin si è fatta garante dello smantellamento delle armi chimiche detenute dal regime siriano.

La Francia non può farsi alleata di Grecia, Italia e Spagna: sarebbe una deminutio, a sua volta ha bisogno di egemonia. In linguadoca, si chiama grandeur.

Deve smarcarsi, ad ogni costo, la Francia. E, non per caso, in ognuna delle iniziative prima citate, la Germania aveva una posizione di algida astensione: dall'Unione mediterranea all'intervento in Libia, dal Mali alla Siria. Fino alla richiesta di convocare un Consiglio dell'Unione sulla questione dei profughi dalle guerre, che dalla sponda sud del Mediterraneo approdano in Italia.

La competizione con l'Italia è netta, il tentativo di assumere una poziorità nell'area mediterranea altrettanto. La Francia cerca spazio vitale: Holland vira a sud, come Sarkozy, smarcandosi dalla Germania. Marina Le Pen senza diversivi, contesta senza mezzi termini la politica dell'Unione. La differenza la farà la Gran Bretagna: il Premier inglese Cameron ha già previsto un referendum nel 2017. Il baricentro sarà l'Italia. Il futuro è tutto da scoprire.

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