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Pensiero critico

Le insolite divisioni nel mondo dei contrarian.

Tutto semplice allora? Basta costringersi a fare la scelta meno istintiva, vendendo quando gli indicatori di sentiment, come in questo momento, sono su livelli di ottimismo così alti da fare pensare a una correzione imminente?

No, non è semplice affatto se un'altra figura leggendaria del mondo contrarian, Bill Miller, si dice molto ottimista sul 2014. Miller non è per niente spaventato dal fatto che l'indice americano quota più di 15 volte gli utili. Nella fase finale di un grande ciclo di rialzo, dice, si può arrivare tranquillamente a 20. Miller, d'altra parte, non lamenta l'assenza di titoli ancora a prezzo contenuto, ne ha molti in portafoglio (una breve ricerca in rete consente a tutti di conoscerli) e se li tiene stretti anche se negli ultimi tempi hanno quasi tutti preso a salire a tappe forzate.

The Wolf of Wall Street. Un film di ScorseseTempleton, Hickey e Miller non sono tre casi qualunque di opinionisti che pontificano. Sono investitori puntigliosamente contrarian che per tre-quattro decenni hanno fatto esattamente quello che predicavano, che per qualche stagione hanno dovuto soffrire la derisione e l'isolamento ancor più che le perdite e che hanno realizzato nel lungo periodo risultati da sogno.

Ne potremmo citare altri, di mostri sacri contrarian, da Jim Rogers e Marc Faber che aspettano con impazienza il momento buono per mettersi al ribasso (ma non lo ritengono ancora arrivato) fino a Warren Buffett, che però non vende mai quello che ha e che quando è negativo si limita a smettere di comprare.

La conclusione che ne possiamo trarre è che nel mondo contrarian, che è comunque minoritario, non c'è assolutamente il consenso negativo unanime che c'era nel 1999 e nemmeno quello, sempre negativo ma articolato e sfumato, che vi si riscontrava nel 2007-2008.

La ragione è evidente. Quella del 1999-2000 fu una bolla di dimensioni epocali e per di più concentrata solo su alcuni settori dell'azionario (non su case e bond). Quanto al 2008, la storiografia recente ne ha ridimensionato, per quanto riguarda la borsa, gli aspetti classici della bolla. Il rialzo patologico riguardò le case e, in Europa, il debito mediterraneo. Il crash di borsa, più che ai multipli insostenibili, fu dovuto alla crisi finanziaria prodotta dallo scoppio della bolla immobiliare e, più tardi, dalla crisi di Eurolandia.

(Nella foto: The Wolf of Wall Street. 2013. Un film di Scorsese)
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