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Pensiero critico

Le insolite divisioni nel mondo dei contrarian.

Questa volta la bolla è spalmata su tutti gli asset (case, bond e borse) con l'eccezione delle materie prime, dell'oro e degli emergenti, che sarebbero comunque su livelli più bassi senza il supporto di una politica monetaria globalmente espansiva.

La bolla appare più inquietante soprattutto sui bond, mentre borse e case sono essenzialmente in una fase di riallineamento, non ancora completata, con i livelli raggiunti dall'obbligazionario.

Perfino sui bond, tuttavia, circolano teorie revisioniste (a loro modo contrarian) che affermano che il loro livello non è poi così eccessivo. Parliamo della scuola della stagnazione secolare, quella che sostiene che per creare un equilibrio tra risparmio disponibile e voglia di investire da parte delle imprese occorrerebbero tassi ancora più bassi. In un'intervista recente Summers si mostra molto freddo verso la riaccelerazione dell'economia americana. Non ne nega l'evidenza, ma la attribuisce allo stimolo monetario straordinario della Fed. In condizioni di normalità monetaria, dice, il mondo sviluppato non è più capace di crescere. Non da adesso, ma da vent'anni. E non parliamo dell'Europa.

Bill Miller, il contrarian più ottimista del consensoCome minimo, quindi, è ancora presto per staccare la spina sull'azionario. Il 1987 insegna che il mercato, per ragioni sue, può inventarsi un crash in qualsiasi momento, ma un crash che tragga origine dall'economia reale, come quello del 2008, non è alle viste. Non c'è un eccesso di investimenti da parte delle imprese, diversamente dal 1999. Non ci sono eccessi evidenti nell'immobiliare, a parte qualche mercato asiatico, Canada e Australia. Quanto all'eventualità di una crisi del debito in Europa o in qualche emergente, vedremo qualcosa di serio, nel caso, solo quando i tassi di policy inizieranno a salire sul serio e in misura rilevante.

Restano le dinamiche interne al mercato azionario. I critici fanno notare gli alti livelli di debito per acquisti a margine e le quotazioni elevatissime di alcuni campioni di Internet 2.0. La questione della leva va però confrontata con il sottoinvestimento strutturale in azioni ancora evidente tra privati e istituzionali (si pensi ai fondi pensione). Quanto alle valutazioni di borsa, nessuno è obbligato a correre dietro ai titoli di moda quando esistono ancora valutazioni interessanti in numerosi comparti ciclici.

(Nella foto: Bill Miller, il contrarian più ottimista del consenso)
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