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Realtà virtuali

The Matrix, The Truman Show e il mondo post-2008.

Seth Klarman, un gestore che parla poco e performa in modo spettacolare, sostiene che dopo la catastrofe del 2008 quello che resta delle nostre economie è stato messo sotto una grande cupola di Plexiglas virtuale. Da allora viviamo in un idilliaco Truman Show globale dove tutto sembra funzionare per il meglio e dove ci viene impedito di farci del male. I mercati salgono, tutti sono ottimisti e sereni, i tassi sono a zero, la liquidità è abbondante e i pochi scettici sono benevolmente irrisi e considerati simpatici mattacchioni. La differenza rispetto al film è che a essere manipolato e anestetizzato non è solo il povero Truman ma tutto il mondo che vive sotto la cupola. Come finirà, conclude Klarman, lo sappiamo dal film.

Fuori dalla cupola, come il regista del Truman Show, vivono banchieri centrali ed economisti perfettamente consapevoli della precarietà delle cose. La Cina è fragile, il Giappone è fragile, l'Europa è fragile, il Sud America è fragile, la Russia è fragile.

Il filosofo svedese Nick Bostrom. Insegna a OxfordRestano gli Stati Uniti. Dal 2008 sono l'unica regione strutturalmente solida. Purtroppo, dalla fine della crisi, non sono più capaci di crescere come un tempo. Si concede che possano arrivare al 3 per cento (e perfino superarlo) per quest'anno e per il prossimo ed è per questo che, nella cupola, si sta facendo festa. In regia, tuttavia, si sa che questa accelerazione è una tantum e che la velocità di crociera dell'economia americana è scesa irrimediabilmente al 2 per cento e che i margini di profitto delle imprese hanno raggiunto il limite massimo.

Richard Koo sostiene che le cose non andranno tanto bene nemmeno per gli Stati Uniti. Il Quantitative easing, una volta ritirato dalla circolazione, provocherà l'intorpidimento spiacevole tipico di ogni fase di disintossicazione. Nella sua distopia Koo vede nel futuro una lunga ed estenuante teoria di giorni di nuvole basse e scure, senza catastrofi ma anche senza mai un momento di sereno.

Il Qe, dice infatti Koo, non ha fatto salire l'inflazione ma ne ha aumentato la pericolosità potenziale. Non è mai successo, del resto, che una banca centrale abbia preannunciato un aumento dei tassi con un'inflazione all'1.09 per cento e ancora in discesa. Se la Fed lo fa è perché è consapevole dei rischi di inflazione improvvisa che stiamo correndo. I rialzi dei rendimenti a breve, conclude Koo, ci salveranno da un crollo dei bond ma metteranno una cappa di piombo sulla crescita, che resterà strutturalmente asfittica.

Il professor Shiller, dal canto suo, sostiene che l'immobiliare americano è meno forte di quello che sembra e che le borse sono piuttosto care. E tuttavia, pragmaticamente, dice che le azioni saliranno ancora “perché è così che vanno le cose in questi casi”.

(Nella foto: Il filosofo svedese Nick Bostrom. Insegna a Oxford)
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