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L'attimo da cogliere

Crescita e politiche espansive, lo stato di grazia dei mercati.

Alla fine del 2016, fra meno di due anni, l'America sarà ritornata alla piena occupazione. In alcuni settori e, in generale, per le posizioni più qualificate, si farà addirittura fatica ad assumere e si dovrà cominciare a offrire retribuzioni più alte.

Visto dall'Europa mediterranea è un quadro da sogno, ma a ben vedere anche l'America ci avrà messo nove anni per tornare al pieno impiego, il doppio di quello che fu necessario dopo la recessione dei primi anni Novanta e il triplo di quello che occorse dopo quella del 2001.

L'età dell'oro del pieno impiego furono gli anni Cinquanta e Sessanta. La fine della guerra e la smobilitazione dei soldati avevano fatto salire la disoccupazione al 5.9 per cento nel 1948, ma già nel 1951 si era scesi al 3.3 e nel 1953, nonostante la recessione di quell'anno, si toccò il minimo del 2.9. Negli anni Sessanta il livello più basso fu raggiunto nel 1969 con il 3.5 per cento di disoccupati.

Il pieno impiego non provocò inflazione, nei due decenni felici, perché la produttività in forte crescita fu in grado di assorbire gli aumenti salariali. Il meccanismo si guastò quando il forte aumento della spesa pubblica per il Vietnam, per la corsa allo spazio e per finanziare la Great Society e il costo dell'assistenza pubblica fecero cadere la produttività. La crisi petrolifera del 1973 dette il colpo di grazia, ma l'inflazione salariale era già partita da tempo.

(Nella foto: Dicembre 1950. Truman firma la mobilitazione per la Corea. La disoccupazione Usa è al 3,3%)
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