Vuol dire, questo, che finché la crescita si manterrà su questo magico livello avremo borse e bond sempre più forti fino alla fine dei tempi? No, perché a quella velocità si esauriscono gradualmente le risorse inutilizzate, in primo luogo i disoccupati, e alla lunga si genera inflazione. Quanto alle borse,
Michael Hartnett nota che il PIL nominale americano, dal 2008 a oggi, è aumentato del 20 per cento, mentre l'SP 500 è cresciuto del 190 per cento. Divergenze di questo tipo non possono allargarsi in eterno. Quanto ai bond, il fatto che quelli spagnoli rendano oggi meno di quelli americani e che quelli portoghesi, nonostante le note difficoltà del settore bancario, offrano meno dei dividendi delle blue chip europee mostra che anche qui si è già percorsa tutta la strada possibile.
I mesi di Nirvana sono contati, ma non sono terminati. La turbolenza inizierà se la crescita accelererà davvero (forse nel quarto trimestre) o se, al contrario, tornerà a indebolirsi. Al momento tutto fa pensare alla continuazione di questo Goldilocks irregolare che piace tanto a tutti.
Da qualche settimana raccomandiamo ai portafogli più aggressivi di alleggerire gradualmente le posizioni azionarie e di riportarle su livelli neutrali. Ci sembra però ancora presto per adottare un profilo marcatamente difensivo. Il cash non rende nulla e i bond ci piacciono poco.
Piuttosto che rincorrere i governativi della periferia europea ai livelli stratosferici in cui si trovano ci sembra più ragionevole fare il pieno, in Europa e in America, di blue chip azionarie grandi, sane e tranquille. È del resto confortante constatare che la più grande assicurazione tedesca, la maggiore compagnia aerea americana e la migliore banca del mondo hanno multipli a una sola cifra. E, come loro, molte altre ottime società.
(Nella foto: Ben prima che in Occidente, il surf era praticato dai polinesiani)
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