Brasile. Anche qui si vota domenica.
Il peso di queste elezioni è enorme, non solo per il Brasile ma per tutti i mercati emergenti e anche per noi. L’alternativa è analoga a quella sperimentata dall’India nelle elezioni di maggio. Da una parte la continuazione di una politica di stagnazione e populismo, dall’altra un forte orientamento procrescita. Dopo la vittoria di Modi la borsa di Mumbai è salita per quattro mesi. La performance misurata in euro è del 40 per cento dall’inizio dell’anno e lo scenario rimane molto positivo.
In caso di vittoria di Neves, la borsa di San Paolo aprirà lunedì con un fortissimo rialzo, ma andrà comprata comunque e molto aggressivamente. I sondaggi indicano un finale sul filo di lana. Alcuni, in Brasile, hanno già comprato. Il rialzo in caso di vittoria di Neves sarà infatti più ampio del ribasso
in caso di conferma della Rousseff. La borsa di San Paolo è del resto a buon mercato.
Giappone. L’Abenomics ha perso molto del suo slancio iniziale, ma i risultati della
svalutazione dello yen sui profitti degli esportatori giapponesi sono clamorosi. Dal canto suo, la Banca del Giappone è molto più libera, nella sua politica monetaria di reflazione, rispetto alla Bce. La borsa di Tokyo ha valutazioni più basse rispetto alla media dei paesi sviluppati.
Se la svalutazione dell’euro proseguirà, arriverà un momento in cui sarà bene uscire dal Giappone per entrare in Europa. Quel momento, tuttavia, non sembra ancora vicino.
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