Facebook Pixel
Milano 10:32
34.389,58 +0,08%
Nasdaq 23-apr
17.471,47 0,00%
Dow Jones 23-apr
38.503,69 +0,69%
Londra 10:33
8.081,56 +0,46%
Francoforte 10:32
18.194,11 +0,31%

Un governo "metafisico" e lontano dal reale

Governare la realtà senza conoscerla nella sua funzionalità non consente di rispondere ai problemi in modo adeguato, è una politica "metafisica" incapace di pensare.

1) Articolo 18 sull’occupazione

Il tema da mesi è oggetto di discussioni e barricate attestati sul Piave come ultima trincea di difesa del lavoro, mentre gli scontri si intensificano si perde di vista il problema di fondo ed il vero nemico che è la delocalizzazione del lavoro, ma ben più grave è quello delle imposte.

Il lavoro è fondamentale per una democrazia che possa considerarsi tale; è il primo articolo della costituzione in cui si afferma il diritto al lavoro come prerequisito per una vera democrazia. Oggi è un problema sul tavolo della società, forse il più grave, ma sembra essersi trasformato in una battaglia di retroguardia. Il modello culturale continua a fondarsi sul liberismo e capitalismo assunti come fine e non come mezzo; il fine non è la società giusta ma la massimizzazione del risultato personale; il mantra diabolico del creare valore per gli azionisti – pochi – e povertà per gli altri – i tanti.

Le conseguenze sui processi produttivi sono state la delocalizzazione del lavoro, ma anche quella delle imposte per cui le multinazionali sono riuscite ad imporre regole che consentono di pagare le imposte dove queste sono più basse. Le sedi fiscali non sono il paese dove si produce a cui rimangono i costi sociali, ma quelle dove è più facile avere una concentrazione di ricchezza e di potere. In questo modo si separa il capitale dal lavoro a scapito di quest’ultimo a cui non rimane nessun potere contrattuale, si potrà rimanere sulla linea del Piave ma intanto gli avversari aggirano le difese per prenderli alle spalle e metterli di fronte al fatto compiuto: una cecità senza scusanti per tutti indistintamente.

Gli scontri, paradossalmente, avvengono tra soggetti che hanno comuni interessi, i lavoratori e gli imprenditori, che invece di capire che devono dividere il comune destino si fanno la guerra dei poveri. In questo si è finito per costruire e concentrare una ricchezza sopra gli stati che ha le leve di potere e stati che non hanno ricchezza ma solo problemi sociali che prima o poi li destabilizzano. I danni sono per il lavoro e per quel tessuto di piccole imprese, la spina dorsale del paese, che non possono avere un planning di fiscalità prossima allo zero delle molte multinazionali.

Se non si rivede il sistema fiscale globale, rimanendo su Marte, tale da garantire gli stati, potremo abolire tutti gli articoli 18 ma non servirà a niente per rilanciare il lavoro e continueremo a "tradire" la Costituzione che all’art. 53 dichiara: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva".
Condividi
"
Altri Top Mind
```