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La Finanza "pietra filosofale" e l'uomo cosa

La natura dell'uomo sembra perennemente sospesa tra la materia e lo spirito, tra il mortale e l'immortale, tra il bene ed il male

La natura dell'uomo sembra perennemente sospesa tra la materia e lo spirito, tra il mortale e l'immortale, tra il bene ed il male ed alla ricerca di risposte risolutive alla sua ansia del vivere. Dal momento in cui Adamo ed Eva, nella Genesi, assaggiano il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male scoprono la loro nudità che esprime simbolicamente l'incertezza dell'uomo quando si trova a dovere scegliere quale sia la strada giusta da seguire nel suo percorso di vita. E' in quel momento che l'umano prende contatto con la limitatezza della sua vita mortale, della difficoltà della scelta tra bene e male che lo porta alla coscienza dell' "io morale" e dell'incertezza che lo tiene in un equilibrio precario tra il bene ed il male, come su una fune tesa.

Nei secoli la ricerca della felicità è stata sempre declinata tra l'io materiale e quello spirituale, nella ricerca di beni terreni o di una dimensione immortale dello spirito. Gli antichi greci che non avevano la distinzione tra naturale e soprannaturale esprimevano queste due tensioni con il mito della caduta dell'anima dalle altezze divine dalle quali porta, però, con sé una scintilla che la costringe a pensare al paradiso perduto; questa visione si riassume nel mito Platonico della caverna.

Nei secoli l'uomo ha cercato risposte diverse alla sua ansia del vivere oscillando tra bene e male, tra il trascendente ed il materiale per provare a dare pace all'instabilità della sua natura, ma anche alla sua ancestrale avidità che lo renderebbe inquieto pure in Paradiso. La ricerca della "pietra filosofale" si colloca simbolicamente in questo contesto e rappresenta il desiderio dell'uomo di oltrepassare i limiti imposti alla sua natura umana. Infatti la pietra avrebbe dovuto dare l'immortalità (elisir di lunga vita), l'onniscenza (la conoscenza assoluta del bene e del male, del passato e del futuro) e la trasformazione in oro dei metalli vili (l'avidità suicida dell'uomo incarnata dal mito di Re Mida). La magia unita all'illusione trova facile terreno nella debolezza dell'animo umano e nel suo bisogno di credere anche a finte verità: "Fere libenter homines id quod volunt credunt" scriveva Cesare nel "De bello Gallico". Il credere a ciò che fa piacere guida ed orienta le debolezze anche al dissesto morale ed economico se opportunamente assecondate da sirene ingannatrici che sembrano potere soddisfare gli illimitati desideri dell'uomo ma che finiscono invece per legarne e soffocarne la libertà.

Oggi la Finanza sembra assumere il ruolo moderno della "pietra filosofale" capace di trasformare ogni cosa in una sterminata ricchezza e felicità a facile portata di tutti, un sogno che si sta rivelando invece un dramma ed una trappola mortale. I suoi giochi di ombre e di luci hanno mascherato una falsa verità in cui siamo caduti, incapaci di capire cosa sia vero e cosa no in un continuo scambio di specchi magici che finiscono per illudere e confondere e diventare facile preda, mezzo ed ostaggio di interessi più alti ed ostili.
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