Facebook Pixel
Milano 15:57
33.894,55 +0,04%
Nasdaq 15:57
17.316,89 -0,45%
Dow Jones 15:57
37.947,01 +0,45%
Londra 15:57
7.856,39 -0,26%
Francoforte 15:57
17.744,07 -0,52%

Gli USA condannati alla soffocante prigione del PIL

La finanza ha prodotto una concentrazione di ricchezze e disuguaglianza senza pari nella storia: i civilissimi USA sono il primo paese per incarcerazioni in parecchi degli stati della federazione: in California le spese carcerarie superano quelle dell'istruzione secondaria.
Gli USA sono al primo posto dei paesi industrializzati per omicidi, mortalità infantile che abbatte le aspettative di vita, gravidanze precoci, malattie mentali, obesità infantile, abbandono scolastico e chi nasce povero lo rimane… un elenco sconcertante. Ogni giorno esplode la rabbia delle diversità razziali dimenticate.
L'elenco del PIL sociale è drammatico ed in assoluta contro tendenza rispetto a quello che misura la ricchezza sia in generale che pro-capite, siamo al sonetto del Trilussa: tutti mangiano un pollo ma c'è chi ne mangia tanti e chi non ne mangia nemmeno uno; infatti a New York il PIL pro-capite è oltre i 50.000$ ma il 40% dei cittadini sono poveri.
Ma quanto può tenere una società che si sta decomponendo e pensa solo alla materialità dimenticando i valori dei padri costituenti e le parole che Lincoln espose davanti al Congresso a Gettysburg: "che questa nazione, guidata da Dio, abbia una rinascita di libertà e che l'idea di un governo di popolo, dal popolo per il popolo non abbia mai a perire dalla terra"?
Le società, nella storia dell'uomo, sono saltate sempre e solo o per le guerra e o per le lotte di classe.

Questa crisi è culturale ed antropologica e rappresenta nei fatti il collasso del modello culturale americano che continua a rimanere imprigionato nella gabbia dell'economia e della finanza assunte come fine e soluzione di tutti i mali sociali ma drammaticamente smentite dai fatti.

Se gli USA non riusciranno a mettere in discussione il loro modello socioculturale non potranno più ergersi a paladini della democrazia nel mondo e sarà un problema per tutti.
Auguriamoci che la memoria dei loro padri e della speranza di cui si sono fatti per tanti anni portatori possano rimetterli sulla strada del bene comune globale e provare a scegliere la collaborazione e non l'egemonia suicida di un'élite.
Il mondo non ne può fare a meno ma i tempi cominciano a diventare pericolosamente stretti.

Condividi
"
Altri Top Mind
```