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Come uscire dalla crisi europea

17 anni dopo l'emanazione di detti regolamenti e dopo la ratifica del Trattato intergovernativo c.d. Fiscal Compact e i regolamenti conseguenti TwoPact, SixPact, Europlus, ha senso richiamare i primi due perché con essi si risale al peccato originale del Trattato di Maastricht poi trasfuso nel Trattato di Lisbona, alias, Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE). Per la verità il prof. Guarino osserva a ragione che il Reg. 1466/97 tradisce il Trattato proprio sul punto della crescita. Persino Mario Monti, in diversi interventi, ricorda che nel 2012 , dopo aver ratificato il Fiscal Compact, avrebbe strappato alla vecchia nonna europea la promessa di riconsiderare la crescita ma poi non se n'è fatto niente. È il solito ritornello dei governanti italiani degli ultimi 20 anni, incapaci di negoziare con fermezza e schiettezza con i nostri partner europei.

Gli osservatori fin dall'inizio, cioè, dalla definizione e ratifica del Trattato di Maastricht, misero in evidenza che la costruzione era squilibrata ed incompleta. Usarono anche l'immagine di un tavolino con sole tre gambe che non si poteva definire un modello di stabilità. Ma i governanti italiani, come noto, agiscono sempre in stato di necessità e, quindi senza margini di trattativa. Così ha fatto e sta facendo lo stesso governo Renzi il quale invece di porre con urgenza il problema della revisione di detti Trattati e dei relativi regolamenti, si è trastullato per dieci lunghi mesi sull'obiettivo di strappare qualche margine di flessibilità ai partner europei – pur disponendo negli ultimi sei mesi della presidenza dell'Unione europea. Dopo quattro anni di stagnazione e recessione di diverse ed importanti economie europee, il governo italiano si ritiene ora soddisfatto per essere riuscito a fare avanzare il discorso sulla crescita a livello europeo ed avere ottenuto il velleitario piano Juncker sugli investimenti che non mobilita nessuna risorsa aggiuntiva per il bilancio dell'Unione. Ma così non si va da nessuna parte e, vedi il caso, Juncker è la stessa persona che ha firmato i due regolamenti citati.
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