Forse si pensa, sia più facile fare entrare capitali e fondi finanziari stranieri che, però, guardando al profitto non sono minimamente interessati a creare quel capitale sociale da cui invece bisogna ripartire. In un contesto di debolezza contrattuale potrebbe essere facile a capitali esterni, troppo spesso non regolamentati, acquisire nelle stesse banche popolari una partecipazione anche minoritaria, 10%, a condizioni oggi particolarmente favorevoli, evitare le Opa previste dal TUF e governare un agglomerato importante che potrebbe, poi, procedere alla scalata, a stralcio, di importanti istituti di credito in difficoltà; in questi giorni è stata avviata un’indagine su "insider trading" proprio su queste banche, un fatto del tutto casuale?
Ma la progressiva concentrazione del credito in un paese altamente frammentato con il 94% degli occupati nelle medie e piccole imprese, crea il rischio dell’esercizio di un potere non regolato essendo gli interessi di quel capitale esterni al paese e si finisce per separare il capitale dal lavoro a scapito di quest’ultimo che viene messo in una posizione giugulatoria come vediamo ogni giorno. Il ruolo di regolazione di Bankitalia diventa determinante e critico per garantire la riduzione di potenziali conflitti di interesse e la continuità territoriale del rapporto dei soggetti.
Le riforme vanno fatte, ma prima di farle bisogna capire il come ed il quando in una logica di trasparente rendicontabilità, altrimenti farle per farle senza una trasparente armonia fra di esse crea solo confusione e dubbi interpretativi soprattutto nell’ambito di una finanza il cui potere va tenuto sotto controllo. Così si ha l’impressione di essere in un contesto di riforme "pot-pourri" in cui ognuna nasce svincolata dalle altre con una sua vita propria, anche lontana dalla realtà che deve modificare, in compenso tutto è peggiorato e sta peggiorando in una confusione di messaggi in cui non si capisce più il senso della continuità della storia e dello scenario a cui tendere per riunire il paese verso un bene comune condiviso. La politica, priva di grande idee, deve stare a galla su un surf, tramite una rincorsa continua ad emergenze, leggi... sempre di corsa senza capire che bisogna andare a fondo per capire i problemi e non "surfare" in continuazione aspettando le successive elezioni.
Le banche popolari, le Bcc e le Fondazioni sono la storia di un paese che si è fatto sull’artigianato, sulla creatività che ne deriva, sulla solidarietà sociale ed economica, sull’attaccamento al territorio che sono le fondamenta di una società che cresce nel rispetto delle persone, di un’uguaglianza anche nei redditi che rafforza i legami sociali. Queste realtà si sono sviluppate più nel nord del paese dove l’antica cultura contadina ha dato luogo alla mezzadria, più si produce e più si distribuisce, ma non nel sud dove il latifondo ed il bracciantato hanno creato la cultura della rendita.
La solidarietà non è nella natura dell’uomo, ma nasce nel bisogno e dalla paura che unisce i deboli a fronte di possibili drammi umani e sociali. Il nord perennemente arato dalle invasioni ha sviluppato quest’attitudine culturale che oggi è fondamentale per affrontare i problemi della paura e dell’insicurezza di cui abbiamo fatto cenno all’inizio. Grazie a questo modello socioculturale il paese ha sviluppato la cultura dell’economia reale e della manifattura che ci mette ancora oggi ai primi posti al mondo in diversi settori.
Tra le prime 7 regioni europee a più alto lavoro manifatturiero ce ne sono quattro italiane – Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna -, in queste il legame di solidarietà con il territorio è espresso dal fatto che la raccolta dei capitali viene controllata maggiormente e spesso investiti dove sono raccolti, da qui nasce la natura del credito cooperativo ed il legame stretto con il territorio e la solidarietà di quelle regioni come il terremoto in Emilia ha dimostrato. C’è un legame storico e culturale alla base che va ripensato, se necessario, ma con prudenza, attenzione alla storia, alla cultura dei popoli che si forma nei secoli.
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