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Correzione dovuta

Riavvicinare le aspettative alla realtà

A ben vedere non sta succedendo niente di clamoroso, niente che giustifichi il guastarsi di quel clima così favorevole alle borse e ai bond europei che abbiamo vissuto fino a poche ore fa in questo 2015. C’è la crisi yemenita, si dice, ma lo Yemen è in crisi da quando esiste, ha finito il petrolio, sta finendo l’acqua e si dilania in guerre civili ad apparente sfondo politico e religioso, ma in realtà tribali. Per di più, con il riavvicinamento dell’amministrazione Obama all’Iran, non si sa più nemmeno in Yemen (come ormai in tutto il Medio Oriente) chi sono i buoni e chi sono i cattivi. Quanto al petrolio che sale nel timore di un conflitto tra Iran e Arabia Saudita, si mette evidentemente tra parentesi il fatto che i sauditi estraggono più che possono per fare dispetto all’Iran e che gli iraniani si apprestano ad aumentare la produzione di un milione di barili al giorno per effetto dell’imminente ritiro delle sanzioni occidentali.

A ben vedere, d’altra parte, non stava succedendo niente di clamoroso neanche prima, quando tutto saliva spensieratamente, quando i listini europei volavano nei cinque minuti a cavallo della chiusura per effetto degli acquisti all’ingrosso provenienti dall’America (l’Europa in crisi sta diventando borsisticamente dipendente, come i paesi emergenti, dai soldi che vanno e vengono da fuori).

Quello che stava succedendo (e che continuerà a succedere) erano due formidabili promesse. In America si prometteva una forte accelerazione della crescita e in Europa, con l’austerità fiscale messa in frigorifero e il Quantitative easing che porta i tassi sotto zero, si dava per certa l’uscita a vele spiegate dal pantano degli ultimi sei anni.
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