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La bolla "speculativa" della politica

La crisi non è finanziaria ed economica, come continua ad essere percepita e raccontata, ma è antropologica...

Il grande von Mises nel suo lavoro “L’azione umana”, forse uno dei più bei testi di economia nel capitolo XXVII, chiariva la differenza sulla cooperazione basata sul contratto che produce una “relazione simmetrica” tra i soggetti che stipulano il contratto sociale – cittadini e politica – e la cooperazione politica basata sul comando e sulla subordinazione che genera invece una “relazione asimmetrica”. In questo secondo caso, afferma, la società viene sottoposta a vincoli egemonici ed il ruolo dei politici e burocrati è destinato a dilagare in un sistema di “bellum omnium contra omnes” e si finisce per paralizzare l’azione umana. Le relazioni egemoniche prevalgono e valgono solo le relazioni personali con chi è al comando che deve tenere unito il sottosistema.

Oggi siamo al di là delle bolle siamo nel tripudio dei fuochi artificiali e di botti che si susseguono in continuo – leggi, riforme, decreti, previsioni ed annunci di certezze su un futuro che non è mai stato così opaco- poi dopo il botto tutto evapora apparentemente nel nulla. Intanto si perde di vista la drammatica verità di un paese che viene trascinato verso un modello socioculturale liberista che ha portato gli Usa ad un profondo collasso sociale ed ad un punto di non ritorno. Una “democrazia” che riscopre la guerra fredda e minaccia l’uso di armi letali con una leggerezza insostenibile a dimostrazione delle difficoltà interne sempre più difficilmente governabili; fa specie che uno stato civile come lo Utah riscopra la pena di morte per fucilazione, una notizia che scivola via nell'indifferenza assoluta.

Non si vuole vedere la disoccupazione che non diminuisce, quella minorile è drammatica, il lavoro e l’economia che non crescono soffocati da una finanza che con amicizia contribuisce a tenere il burattino- spread e livelli assolutamente irrazionali, un debito che cresce, una società che rinuncia al Welfare che è l’unica via per ricostituire legami di solidarietà e riparare dalla paura e dall'incertezza di nemici visibili ed invisibili che ci frastornano. Il modello di sviluppo sta riducendo i corpi intermedi e così aumenta quella che von Mises definisce un sistema relazionale asimmetrico e contrario al principio di democrazia.

La realtà è che siamo di fronte ad una crisi di uomini e di valori che hanno contribuito a metterci in questa situazione; la situazione del paese è da manuale per le regole che descrivono nei secoli le ascese ed il declino delle società. Le società non muoiono mai per morte violenta ma per suicidio perché le élite al governo perdono la capacità di rinnovarsi negli uomini e negli ideali e finiscono per collassare. Gli ideali del “bene comune” dei politici che ci hanno fatto uscire dal dramma del dopoguerra sono diventati gli ideali dell’interesse personale o dei gruppi di potere da realizzare anche a scapito degli altri normalizzando comportamenti illeciti che ogni giorno osserviamo ormai passivamente. Il modello culturale nella sostanza, ancora oggi, sembra non cambiare mai da quello legato prevalentemente all'occupazione del potere. La vera riforma da fare è quella morale e culturale perché i problemi non sono mai né tecnici né economici, ma sono sempre e solo problemi di uomini.
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