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Il DEF 2015 è roba da ragionieri micragnosi

Il governo è vittima della politica dell'austerità imposta dalla Merkel, dalla BCE e dalla sua stessa miopia

Il governo è vittima della politica dell'austerità imposta dalla Merkel, dalla BCE e dalla sua stessa miopia dato che, per più di un anno, si è trastullato a chiedere qualche margine di flessibilità. Ora è ben servito, ma il grande comunicatore ci dice che non ci saranno aumenti di tasse né tagli di spesa pubblica. In realtà, Renzi si riferiva alle clausole di salvaguardia da lui stesso previste nella legge di stabilità per il 2015 perché il governo è fiducioso che alla fine di quest'anno sarà acquisito l'obiettivo del deficit.

Poi si corregge dicendo che a settembre ci saranno altre riduzioni di imposta e che esse saranno finanziate con i risultati della spending review. Aggravando la dose di pubblicità ingannevole, qualche giorno dopo, aggiunge che sarebbe addirittura emerso un tesoretto. In realtà si tratterebbe di un errore di calcolo da parte della Ragioneria dello Stato. Ora se tagli alcune spese per finanziarne altre, non c'è taglio della spesa. Se si tagliano gli sprechi e si rendono più efficienti e qualitativamente migliori i servizi pubblici l'operazione è positiva. Se invece a parità di domanda per detti servizi, tagli gli sprechi ma non aumenti la quantità di servizi, utilizzi le risorse in maniera più efficiente ma lasci insoddisfatta parte della domanda. Non di rado, serve l'efficienza e l'aumento dell'offerta. Non di rado, per perseguire contestualmente i due obiettivi servono maggiori risorse. E' illusorio pensare che l'efficienza sia sempre gratis. Nella pubblicistica giornaliera si ragiona come se ci fosse un'offerta sproporzionata rispetto alla domanda di certi servizi, salvo poi scoprire che i servizi di sicurezza dei Tribunali sono esternalizzati perché non ci sarebbero abbastanza carabinieri e poliziotti per assicurarli direttamente. E invece possiamo dimostrare che l'Italia è uno dei paesi europei con il maggior numero di uomini in armi.

Ma il DEF è solo un documento preliminare alla legge di stabilità; è uno step procedurale ai fini del c.d. semestre europeo mirato ad attuare un controllo e un coordinamento preventivo delle politiche di bilancio dei Paesi Membri dell'Eurozona. A giugno la Commissione europea ci dirà se i propositi vanno bene o no. Intanto il grande comunicatore ci racconta quello che vuole e tira a campare. Le previsioni di crescita dello stesso DEF non sono soddisfacenti (0,6-0,7 nel 2015 e 1,3% nel 2016) ma vengono presentate come buone come se non avessimo perso 10 punti dall'inizio della crisi. La verità è che il governo si affida o spera di cavarsela agganciandosi al ciclo internazionale che sicuramente è migliore di quello europeo.
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