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I derivati di Stato: sottomissione, impreparazione ed opportunismo

La bolla da tempo annunciata dei "derivati di stato" si sta addensando sopra la nostra testa con rumori sinistri ed aspettative di alto rischio per la tenuta complessiva dei già precari conti pubblici

La bolla da tempo annunciata dei “derivati di stato“ si sta addensando sopra la nostra testa con rumori sinistri ed aspettative di alto rischio per la tenuta complessiva dei già precari conti pubblici. Il tema viene da lontano e solo una colpevole omertà ha permesso di tenere la polvere sotto il tappeto fino a quando non è stato più possibile.

Nel libro “E’ tutta un’altra storia. Ritornare all’uomo ed all’economia reale“ edito nell’aprile del 2013, ma presentato per la stampa nel dicembre del 2012, scrivevo a pag. 160 in riferimento alle operazioni di copertura con i derivati fatte nel 1993: “Le entrate dalle vendite (delle aziende di stato, l’alimentare italiano andato in una notte) non sarebbero servite a modificare la dimensione del debito perché portate in gran parte a sostenere la spesa corrente e non a ridurre il debito. La tensione sulla lira suggerì di ricorrere a forme di copertura finanziaria innovative in quegli anni: per la copertura del debito si stipularono derivati per un valore che non è mai stato chiarito del tutto ma che oggi, essendo ancora in essere queste operazioni, secondo i dati di Bloomberg, ci costerebbero mark-to-market dai 25 ai 30 mld/euro per chiuderli. Ma d’altro canto la finanza era da considerarsi una verità incontrovertibile da non mettere in discussione“.

Il dato oggi è peggiorato e si avvicina ai 43 mld/euro con in più una tassa-interessi annua da 3 mld/euro a cui si aggiungono i derivati fatti dalle pubbliche amministrazioni locali. E’ da allora che ci trasciniamo quel segreto di Pulcinella che nessun governo ha voluto vedere per non sporcarsi le mani e quindi le varie finanziarie sono filate via sotto banco in una sorta di omertà collettiva come quella attuale che prevede perfino la costituzione di un collaterale di liquidità all’estero a garanzia della controparte bancaria. Eppure l’art. 54 della Costituzione dice: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge“. I ministri giurano la trasparenza e la rendicontazione, ma sembra che oggi siano più disposti a giurare su Topolino o Tex Willer. Parole come “onore“ e “disciplina“ sembrano antichi suoni di parole perse nel vento.
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