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Dalla retta al cerchio

Qualcosa sta cambiando sul serio

Tentiamo di trovare una logica di fondo nel polverone che si è levato sui mercati nelle ultime due settimane e avanziamo qualche ipotesi sul futuro.

I sei anni seguiti alla primavera del 2009, il punto più basso della Grande Recessione, hanno visto nei mercati il prevalere di movimenti lineari, lunghi e ampi. I tassi hanno continuato a scendere, i bond e le azioni a salire. Le valute hanno avuto due ampi movimenti. La prima fase, quella che ha visto l’America adottare le politiche monetarie e fiscali più espansive, ha avuto un dollaro sostanzialmente stabile e debole. Nella seconda, che ha visto il passaggio delle politiche più espansive prima al Giappone (2012) e poi all’Europa (2014), il dollaro ha preso a rafforzarsi con una progressione costante.

Le materie prime, dal canto loro, hanno avuto anch’esse due fasi lineari. La prima ha visto un consistente rafforzamento, causato dal dollaro debole e dalla forte domanda cinese. La seconda fase, discendente, ha avuto come cause il dollaro forte, l’indebolimento della domanda cinese e la rivoluzione del fracking, che ha portato a un’esplosione dell’offerta di petrolio e gas non convenzionali.

Anche sul piano macroeconomico le tendenze sono state lunghe e, a modo loro, regolari. L’America ha avuto una crescita debole ma costante che ha permesso una riduzione lineare del tasso di disoccupazione. L’Europa ha avuto una Francia perfettamente stagnante e una Germania che, con la sua crescita, ha compensato le recessioni a singhiozzo della periferia. L’inflazione globale ha continuato lentamente a scendere, senza però trasformarsi in deflazione conclamata.

Sulla borsa americana, infine, i margini si sono mantenuti costanti su livelli record, gli utili hanno continuato a crescere e i multipli si sono progressivamente espansi. Tutto molto liscio e regolare.

(Nella foto: Richard Yaski. Concentric Circle)
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