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Etica e finanza: l'inganno globale

Etica e finanza, due termini che nel tempo hanno subito un profondo cambiamento nel loro ruolo

Se osserviamo la nostra storia possiamo vedere quanto la moneta e la finanza siano sempre state un elemento importante della vita delle società e spesso nella letteratura chi operava in quel settore era associato ad una visione moralmente negativa; Dante nella Divina Commedia parla degli usurai nel canto XVII e Shakespeare dedica a questa figura “Il mercante di Venezia”. Lo sviluppo della finanza assume dimensioni rilevanti nel XVIII secolo quando gli scontri delle guerre napoleoniche necessitavano di risorse ingenti per finanziare le campagne di guerra e il sostegno della moneta era indispensabile per mantenere gli eserciti.

Con la rivoluzione industriale il sistema creditizio e finanziario prese dimensioni sempre più ampie e determinanti nella vita delle società al punto da essere un attore in grado di determinare scelte non solo economiche ma anche politiche e sociali perché la moneta era spesso usata come deterrente intimidatorio nelle relazioni internazionali tra stati. Per giungere più rapidamente ai nostri tempi possiamo rilevare due momenti determinati della nostra storia per capire l'attuale contesto. Il primo momento risale al 1944 ed in particolare all'accordo di Bretton Wood secondo il quale i cambi delle diverse monete e valute di tutti gli stati vengono ancorati al dollaro a sua volta legato alla sua convertibilità in oro dando nel periodo successivo una relativa stabilità al sistema finanziario. Il secondo momento risale al 1971 in cui Nixon dichiara unilateralmente lo sganciamento del dollaro dall'oro infrangendo un periodo di collaborazione; il segretario del Tesoro americano John Connally dichiarò al mondo: “il dollaro è la nostra moneta ma è un problema vostro”; in quel modo si chiuse un periodo storico e ne iniziò un altro completamente diverso in cui la finanza avrebbe cominciato ad assumere la dimensione attuale.

Il collasso dell'impero sovietico sancisce l'idea che un modello di economia e finanza che si era affermato fosse la soluzione di tutti i mali economici e sociali ed i suoi modelli culturali diventano verità da non mettere in discussione. Questo percorso di affermazione della finanza come strumento di rapido arricchimento viene legittimato dall'Accademia delle Scienze che assegna agli studi di finanza un ruolo preminente e ne legittima la diffusione; il suo uso fatto in modo autoreferenziale creerà danni enormi ma faceva comodo ad una minoranza si è generato così il più imponente travaso di ricchezza che la storia ricordi.

L'attenzione allo sviluppo degli studi sulla finanza influenza gli indirizzi di studio delle università americane; infatti i laureati aspiranti a lavorare nel mondo finanziario passano, solo ad Harvard, dai 5% del 1970 ai quasi 40% dei neolaureati ed al 30% delle neolaureate del 2008 prima della crisi scoppiata a settembre. L'attenzione alla finanza, in modo quasi esclusivo, condiziona le scelte di sviluppo economico e sociale, così si procede al trasferimento di attività manifatturiere in modo crescente in paesi a basso costo di lavoro condizionando i governi locali e riducendo progressivamente le prospettive occupazionali nel settore manifatturiero che è diventata oggi la vera criticità del mondo occidentale ma di quello di cultura anglosassone in particolare.

Chi opera nel mondo della finanza sa che il “piccolo e bello” non funziona, quindi l'espansione della finanza si associa ad una sua crescente concentrazione nelle mani di poche istituzioni che oggi sono in grado di determinare le politiche egemoniche globali fino a costituire, come rileva Noam Chomsky, un senato virtuale del mondo perché la finanza ha sostituito le armi nell'esercizio del potere.
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