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Esperimenti monetari

Lo Zimbabwe torna all’ortodossia. E la Grecia?

Poiché non tutti in Italia seguono la vivace e interessante politica monetaria dello Zimbabwe, crediamo utile fornire un aggiornamento. Prima dell’indipendenza, il dollaro rhodesiano era solidamente agganciato alla sterlina. Dopo il 1981 fu stabilito il rapporto alla pari tra dollaro americano e dollaro dello Zimbabwe. La coraggiosa politica di Quantitative easing (unita, al contrario di quella europea, a un’altrettanto coraggiosa politica di disavanzo pubblico) portò a una graduale svalutazione, tanto che nel 2006 occorrevano ormai cento dollari dello Zimbabwe per comprarne uno americano.

Con un’abile manovra, denominata Operazione Alba, la banca centrale decise allora di svalutare ulteriormente la sua moneta del 60 per cento, togliendo però tre zeri alle nuove banconote. Fece in più un ottimo affare, perché il 22 per cento delle vecchie banconote non fu nemmeno cambiato in quelle nuove ma direttamente indirizzato al cestino della spazzatura. Alle nuove banconote furono di nuovo tolti svariati e ormai inutili zeri nel 2008 e altri ancora nell’anno successivo.

Nei giorni scorsi la Reserve Bank of Zimbabwe ha annunciato la demonetizzazione del suo dollaro per la fine del 2015. Le banconote, a quel punto, potranno essere utilizzate come carta da parati, combustibile per il camino e per mille altri usi, ma non come moneta. Nel frattempo, a titolo d’indennizzo, sui conti correnti verranno accreditati 5 dollari americani per ogni 175 quadrilioni di dollari dello Zimbabwe depositati.

(Nella foto: Cento miliardi di dollari dello Zimbabwe per comprare tre uova)
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