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Greece on, Greece off

Cosa succederà alla Grecia? Come andrà il referendum?

Tutto questo sembra vecchio di secoli. E adesso? chiede l’investitore affamato di rendimento. Adesso, in questo momento, non c’è nulla di neanche lontanamente simile, in termini di convenienza. I modelli matematici su cui si erano basate queste stesse indicazioni si sono quasi completamente scaricati di asset volatili (leggi: borse, bonds emergenti, high yield) e hanno fortemente ridotto anche la componente di tasso lungo governativo. In pratica, non sono mai stati così difensivi e scarichi dal Giugno 2008 ad oggi.

La ragione è che i modelli non vedono nessun mercato che sia nelle stesse condizioni di convenienza o chiarezza di trend degli esempi appena citati: anzi percepiscono rischio, quindi se ne stanno alla larga. La stessa Yellen si è espressa in termini ammonitori sugli attuali eccessi. Nonostante questo si nota ancora una enorme compiacenza, che sostiene la tesi che le banche centrali abbiano a cuore l’investitore e abbiano a cuore una perpetuazione del rialzo. Come abbiamo più volte spiegato, l’obiettivo delle banche centrali nella loro azione di quantitative easing è completamente diverso e gli effetti sui mercati sono – per le stesse banche centrali – perlopiù delle conseguenze di importanza non primaria. Il vero, grandissimo problema che tutti fino a questo momento hanno sottovalutato è che l’azione delle banche centrali – come insegna la storia che è una eccellente maestra ma molto spesso ha la classe deserta – è mirata a obiettivi politici, uno dei quali probabilmente è quello di evitare un contagio della crisi nel caso di default greco. Ma questa azione non può andare avanti all’infinito e – comunque – fino a che andrà avanti non farà altro che creare enormi distorsioni sui mercati, in termini di valutazione e soprattutto di reazione da parte degli investitori, nel senso di revisione forzata dei parametri di rischio e di volatilità del proprio portafoglio.

In pochissimi lo sanno o l’hanno capito, a suo tempo: ma il primo serio e strutturato tentativo di QE da parte della FED avvenne nel 1993-1994, quando la forbice fra tassi a breve e tassi a lungo si aprì enormemente a causa di una deliberata politica della FED, che in una fase di rallentamento economico prestava soldi a bassissimo tasso e permetteva così alle banche e alle aziende che si indebitavano di acquistare bonds a tassi crescenti. In questo modo, banche e aziende si mettevano in tasca (in conto economico) il differenziale di rendimento, che a causa del calo del T-Bond continuò ad aumentare. Questo meccanismo di creazione di denaro dal nulla permise poi all’economia USA quella trionfale galoppata sostenuta dalla liquidità che fu il periodo 1995-2000, culminato con la bolla Internet.
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